1. Una h


    Data: 26/04/2018, Categorie: Etero Autore: giullorenzo

    ... peso, perché è meglio che i drammi si concludano subito, senza tempi patetici da sopportare.
    
    Son pensieri cattivi, son pensieri da musica tecno e non certo da tango, o da ultimo tango.
    
    Torno in casa e mi spoglio, una doccia bollente e la barba.
    
    Mentre sfilo i calzoni e apro il getto dell’acqua penso a quanto sia strano incontrare qualcuno così. Una h di meno sulla email… e così a whymanina, che è una austera signora che ammuffisce tra le carte dei corsi in un angolo buio del 4° piano di via Aldo Moro, non arriva l’invito a una mattinata di studio sui danni biologici e il mobbing. Arriva a wymanina, perché tu scrivi in fretta e non controlli, arriva a me.
    
    “Non mi occupo di danni, anche perché ne faccio già troppi da solo… ma una mattina con te la passerei volentieri, chiunque tu sia, magari facendo qualcosa di più divertente che studiare…”.
    
    E’ cominciata così, con la mia risposta cretina da sciocchino troppo cresciuto. E ora è mattina, e tra poco tu arrivi.
    
    Sotto una doccia bollente i pensieri di sesso mi diventano spesso concreti, come se l’acqua calda fosse una specie di viagra per le mie fantasie. Chiuderai il portone di ingresso e entrerai senza neanche una frase, un bacino, una stretta di mano.
    
    “Ti sognavo, in quei sogni a occhi aperti che si fanno la sera se non riesci a dormire, e sognavo che sarei arrivata qua e che ti avrei avuto, e le immagini che ho costruito sono mille, diverse…”
    
    E ogni mia sicurezza svanirà sopra le tue parole: io deciso ...
    ... a sedurti, io che penso da giorni a questa mia sconosciuta e mi trovo che invece lei sogna, che conduce la danza, che mi seduce.
    
    La tua mano si è appoggiata al mio collo dove l’acqua scorre e lo accarezza; la tua lingua si appoggia alla mia bocca e io mi lascio baciare, spiazzato, quasi inerme. E tu decisa inizi a esplorare il mio corpo, carezzandomi il torace e i fianchi, stringendomi a te e poi aprendo la zip dei calzoni con due dita, come me l’avessi fatto mille volte. Io lo sento indurirsi, come fa adesso mentre l’acqua bollente corre tra i miei capelli; e sarà ancor più duro quando sentirò le tue dita e mi smollerò anch’io, cominciando a toccarti e a spogliarti, senza andare su in camera come avevo pensato ma rimanendo lì, nell’ingresso, fermi e in piedi su quel vecchio tappeto a due passi dal mondo di fuori.
    
    E lì in piedi starò fermo a guardarti, mentre io tocco ed ammiro i tuoi lunghi capelli come nero carbone lucente e la tua bocca grande, si, una bocca da baci ma non solo da baci, l’ho pensata così questa notte.
    
    Tu l’hai tirato fuori e hai iniziato a succhiarlo, come fossimo insieme da anni, come se il mio sapore fosse una cosa tua che conosci, che vuoi. E io mi muovo qua e là sulla punta dei piedi quasi a scatti, respirando ogni istante più forte, senza più saper dire chi comanda e chi guida, e ti godo come fossi una donna comprata per strada quando invece sei tu che mi hai in mano, che decidi di me, del piacere che provo, di ogni mia percezione.
    
    Perché ...