1. Fiesta


    Data: 29/04/2018, Categorie: Etero Autore: Sybelle

    ... di tenere un profilo basso. Quelle che, in una compagnia numerosa, tutti vedono ma nessuno nota. Lui era così. Se devo essere sincera, non saprei dire in che occasione l'ho incontrato la prima volta. Che poi, parlandoci, non è risultato essere una persona così banale, anzi, è per questo che poco fa ti ho detto che sembrava sforzarsi di mantenere un profilo basso. Il perché? Non lo so. Forse trovava più semplice così. Eppure, malgrado i suoi sforzi, era (che poi da come te ne sto parlando sembra sia morto, anche se non è così) dotato di un magnetismo che mi faceva venir voglia di scoprire altro, se non tutto, di lui. Così, spinta dalla curiosità, ho iniziato a parlarci. E le chiacchierate sporadiche son diventate, col tempo, le nottate al telefono, in attesa di un messaggio, di una nota. Mi piaceva? Ovvio che si, mi piace ancora. Non c'era stato nulla, fino a quella sera. Tanta tensione, tanti accenni, ma nessuna prima mossa, mia o sua. Eravamo in quella fase che, per ragioni di praticità, si potrebbe chiamare guerra fredda. Fino a quella sera. Se in un primo momento abbiamo scherzato come sempre, dopo il secondo giro di Zacapa abbiamo iniziato a dire quello che pensavamo, con molti meno filtri. Quando hanno iniziato a suonare i nostri amici ed il resto del gruppo si è avvicinato al palchetto per unirsi al casino, noi siamo rimasti in disparte, per parlare. Che poi, te lo devo dire, può sembrare una balla, ma ci siamo riusciti, a parlare senza saltarci addosso. Però (oh, non ...
    ... ti avevo detto che ce ne sarebbe stato solo uno, di però. È una storia con parecchi però, questa), complice anche l'euforia alcolica, i buoni propositi son durati quanto durano di solito. Labbra contro labbra, saziandoci l'una dell'altro, in punta di piedi per la differenza d'altezza, abbiamo passato buona parte del tempo così. Era una bella sensazione, quella che provavo. Forse, meglio di quanto m'aspettassi, perché ci avevo pensato a lungo, a quel momento. E così, quando mi ha presa per mano, incamminandosi verso casa sua, non ho opposto resistenza. Dalla finestra della camera arrivava il suono, distorto per la distanza, degli strumenti mentre, con i vestiti ormai sul pavimento, continuavamo a scambiarci baci, incapaci di fare altro, sul letto. È stato quando le mie mani si son fatte più audaci che mi son resa conto di quanto fosse eccitato. Non lo nascondo: la cosa non mi è spiaciuta per niente. In fondo, è bello sentirsi desiderate. Sentirsi ricambiate. Cavalcioni su di lui, le mani sul suo petto, l'ho osservato a lungo. Non mi aspettavo fosse una di quelle persone che tengono gli occhi chiusi durante il rapporto e la cosa mi ha lasciata un poco perplessa. Perplessità che, però, son state cacciate dal primo, inaspettato, schiaffo sul gluteo sinistro. Mi son bloccata, giuro che non me lo aspettavo e, prima ancora potessi pensarci, la mia mano destra glielo stava rendendo, sulla guancia. Il gelo di quegli istanti, per fortuna, è durato soltanto fino alla sua risata. Ridendo ...