A spasso nel tempo 2
Data: 04/05/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Raccontando
... chiappe, leggermente ma con intensità, mandandomi in estasi. Lubrificò per bene la mia rosellina e infine si posizionò sopra di me. Il cuore mi batteva forte. Sentii dapprima la sua cappella. Sapevo che mi avrebbe fatto male. E lo sapeva anche lui. Infatti pose nuovamente una mano sulla mia bocca per impedirmi di urlare. Fu veloce ma forte. Lo sentii tutto dentro. Inizialmente mi parve di vedere le stelle. Lui restò fermo dentro di me, poi pian piano cominciò il movimento. Non voleva farmi male, voleva godere e voleva che, con lui, godessi anch’io. Come in un movimento sincronico perfetto, man mano che il dolore diminuiva, i suoi affondi diventavano sempre più intensi. Mi cavalcò come un toro procurandomi un piacere indescrivibile. Lo sentivo gemere e alcune gocce del suo sudore cadevano sul mio viso. Dopo un’eternità di immenso piacere mi venne dentro. Sentii il suo sperma invadermi l’interno e la sensazione fu bellissima. Restò così finchè il suo grosso arnese perse vigore. Poi si alzò e, senza dire una parola, tornò sul suo giaciglio. Restai qualche minuto immobile, col suo seme che fuoriusciva dal mio culetto. Improvvisamente un senso di pesantezza mi invase il cuore. Mentre mi ricomponevo pensavo a Gismondo. Il suo bel viso, i suoi bei modi, il suo corpo profumato. Mi sembrava di averlo tradito. Piansi tutta la notte.
Mi addormentai poco prima dell’alba ma dopo pochi minuti Filippo venne a svegliarmi. Quel giorno sarebbe stato particolare, bisognava preparare un ...
... pasto ricco e abbondante per un numero indeterminato di ospiti. Di li a poche ore, infatti, sarebbe stato celebrato il fidanzamento tra i rampolli più importanti della regione e i festeggiamenti si sarebbero protratti fino a notte fonda.
«Goffredo, muoviti, non battere la fiacca. Sei già in ritardo». Filippo impartiva ordini in cucina come se fosse un capo militare e tutti gli davano ascolto. Io, che di indole non ero scattante, mi attardavo su ogni mansione e ciò bastava a scatenare la sua furia.
«Muoviti, stupido ingrato, hai un sacco di lavoro da sbrigare. Non voglio fare certo brutta figura a causa tua. Sei un fottutissimo scansafatiche!»
«Non sono uno scansa fatiche», risposi stizzito all’ennesimo rimprovero.
Lui si avvicinò a me e con un sorrisetto malizioso e perfido mi sussurrò: «sei bravo quando lo vuoi prendere in culo, ma per il resto non sai far nulla. Ora fai il bravo ed esegui i compiti che ti do, stasera poi ti do un altro regalino». E così dicendo andò ad assegnare altri compiti.
Cominciai, di buona lena, a pulire quintali di verdura per la zuppa. In quel momento pensai al benessere della mia epoca e ai vantaggi del ventunesimo secolo.
«Goffredo, vieni subito qui». Ettore era sceso nelle cucine e sembrava piuttosto ansioso.
«Buon giorno signor Ettore, cosa è successo?»
«La contessa vuole vederti. Che hai combinato razza di ingrato? Ah se non fosse per l’amicizia che mi legava a tuo padre, ti avrei già ammazzato…»
«Ma io non ho fatto ...