1. I palestrati - parte 1


    Data: 07/05/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: Satyricon

    ... delle voci e mi voltai verso la spiaggia: otto schiamazzanti ragazzi, che a occhio e croce potevano avere dai venti ai venticinque anni, erano spuntati come dal nulla e si stavano sistemando accanto alla nostra postazione. Un brivido corse lungo la mia schiena al solo pensiero che vedessero me e soprattutto Sofia nudi. E se la… no, non siamo nel Far West, mi dissi, non si sarebbero messi a stuprarla di punto in bianco. Al massimo avremmo dovuto incassare qualche commento volgare, qualche apprezzamento sulle sue tette e sul suo culo, ma nulla di più. Almeno avrei avuto la scusa per evitare qualsiasi futura esperienza di nudismo. «Abbiamo visite, vedo» Mi voltai verso Sofia, che mi aveva appena raggiunto alle spalle. Non le dissi nulla, sapevo già che se avessi aperto bocca avremmo finito per litigare perché era stata lei a voler venire in spiaggia. La mia ragazza dal canto suo si limitò a dire: «Andiamo, su! Di certo non mordono!» e poi si diresse verso la riva. La segui ancora, non volevo lasciarla completamente sola in mezzo a otto ventenni arrapati. Una volta a riva uno dei ragazzi si avvicinò a noi, sorridendo con aria cordiale. A quel punto potevo vedere che aveva un fisico davvero scultoreo e una rapida occhiata ai suoi amici mi fece capire che non era il solo. Dovevano essere forse membri di una squadra di calcio o di qualche altro sport, o magari dei semplici cultori della palestra… di certo, in confronto ai loro imponenti pettorali e alle loro tartarughe scolpite, il ...
    ... mio fisico da maratoneta di serie tv era poca cosa. Ma il confronto più inclemente era quello tra il mio pisello e le loro nerchie: nonostante fossero a riposo, era chiaro che una volta erette avrebbero superato abbondantemente quello che mi ritrovo tra le gambe. «Ciao» ci salutò intanto il tizio. «Io mi chiamo Mario» Ci presentammo, Sofia con altrettanta cordialità, io con un tono molto meno amichevole, anche se il tizio non sembrò percepire la mia ostilità. Gli altri sette palestrati lo seguirono a ruota, anche se non riuscii a memorizzare tutti i nomi e mi limitai a stringere le loro mani ripetendo il mio. Avevano strette forti, anche se sospettai che ci mettessero un po’ di forza in più per farmi sentire inferiore, per umiliarmi; quando strinsero la mano di Sofia, invece, sembrarono così delicati. Quello che si chiamava Astolfo – questo almeno lo ricordo, sarà perché è un nome così inusuale – si esibì pure in una sorta di baciamano, tra le risate dei compagni e soprattutto della mia ragazza. «Se creiamo disturbo possiamo spostarci» disse ancora Mario. «Non vorremmo mettervi in imbarazzo…» «Ma no!» replicò Sofia, mentre io constatavo con una certa apprensione che non si faceva il minimo problema a stare con le tette e la patata al vento di fronte a quei maschioni. Dovevo preoccuparmi? «Che ne dite di una partitella a beach volley?» propose uno dei ragazzi. «Non abbiamo la rete, ma possiamo comunque tracciare le linee sulla sabbia» Non sono mai stato uno sportivo e Sofia lo ...