1. 161 - Marina ingenua campagnola diventa troia maiala


    Data: 09/06/2018, Categorie: Etero Incesti Cuckold Sesso di Gruppo Autoerotismo Autore: ombrachecammina, Fonte: RaccontiMilu

    Era autunno, dal cielo grigio, nebulizzate, milioni di microscopiche goccioline invadevano l�aria, per le strade, la gente, immersa in quell�atmosfera novembrina, avvolgeva le sciarpe di lana attorno al collo.Noi, la mia famiglia e io, abitavamo in una grande cascina arrampicata sulle colline delle Langhe. Dalla finestra di camera mia, attraverso quella fitta e umida nebbiolina, vedevo la digradante valle e i lunghi filari delle vigne; quelle vigne dove i miei genitori e i miei fratelli più grandi, sudavano consumando il proprio fisico e il loro tempo a curar terreni e a tener puliti dalle erbe infestanti i molti lunghissimi filari. Le foglie delle viti mostravano affascinanti colori, dal giallo ocra al viola e al verde, alcuni grappoli bluastri, dimenticati nella recente vendemmia, si nascondevano timidi tra le larghe foglie. Tutt�attorno la vegetazione pareva essere stata dipinta dalle abili mani del grande Van Gogh.La nostra era una famiglia unita, c�era mio padre, un uomo grande e grosso, con i baffi scuri e pungenti, le mani callose e la pelle arsa dal sole. Era burbero, ma sempre cedevolmente disponibile, specie nei miei confronti. L�immagine più cara che ho di lui è quella quotidiana, quando lui dopo pranzo se ne stava seduto a meditare sui lavori che i campi ancora gli richiedevano, appoggiava i gomiti al grande e massiccio tavolo della cucina, con indosso un paio di pantaloncini corti color avana e una canottiera blu; mi piaceva vederlo con quel bicchiere del suo ...
    ... buon vino in mano e in centro tavola la bottiglia di quel giovin vinello appena stappata, tenuta prudentemente a portata di mano. Non era un ubriacone avvinazzato, semplicemente si godeva, specie nelle calde giornate d�estate, quella straordinaria frescura interna, che le spesse mura e gli scuri accostati gli regalavano e gli piaceva farlo degustando a piccoli sorsi il frutto finale del suo lavoro fra le vigne.Io sono Marina, l�unica figlia femmina dopo tre maschi, la più piccola, quella capricciosa, spesso petulante e indisponente, ma restavo sempre e comunque l'amore del mio papà.La mamma, donnina dolce, facilmente arrendevole, dedita alle faccende di casa e a crescere i figli; ella si muoveva silenziosamente tra le mura domestiche, affaccendata a sistemar le camere, a riassettare la cucina e a toglier polvere e finissima terra; dai mobili, dalle suppellettili e dai parquet dei tanti pavimenti incerati. Me la ricordo carina, con i suoi capelli scuri, spesso coperti da un foulard di canapa nero e i suoi occhi attenti ad osservare tutti gli altrui movimenti. Lei e papà erano una coppia molto attiva, appassionata e passionale, la loro ridente camera, ancor oggi potrebbe raccontare le loro gesta, i loro ansimi, le loro voci acute e gutturali, che noi figli sentivamo trapassare gli spessi muri divisori. Pensando agli anni della mia spensierata giovinezza, mi vengono in mente come delle fotografie ingiallite, esse rappresentano me e i miei tre fratelli. Li vedo ancora bambini che ...
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