Sopravvivenza
Data: 11/06/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: fabrizio
... del guidatore, con la lingua esploro il pube cercando a tentoni il sesso; trovatolo, lo ingoio e ne abbraccio la base con le labbra. E’ in semierezione, ma gli bastano pochi secondi per sentirlo gonfiare e spingere sul fondo della bocca. Mi afferra i capelli e cerca di forzarmi a muovermi; io faccio resistenza e gli scosto la mano, so che dopo un lungo digiuno bisogna nutrirsi con lentezza, senza abbuffarsi cedendo alla tentazione del tutto subito. Così, senza scorrere lungo l’asta, con la bocca stringo e rilascio la base, mentre la lingua gli accarezza il glande, accanendosi sulla zona del frenulo. Pare che centellinare il piacere sia di suo gradimento, perché comincia a emettere una nota bassa e vibrante, quasi un agonizzare intervallato da un farfugliare incomprensibile; gli sto rubando l’anima, e a questo furto ognuno reagisce a modo suo. Così mi sistemo più comodo, non ho nessuna fretta e non voglio essere disturbato nella accuratezza del mio furto; sento la sua mano infilarsi nei miei pantaloni, scavalcare l’elastico degli slip, e dopo aver percorso il solco delle natiche, raggiungere il buco e introdurci un dito; certo, bellezza, volentieri, ma magari non qui, e non ora: trovami un letto e della luce, e ti prendo dentro me con tutto il desiderio del mondo: questa è solo la buccia, se credi ti posso rubare tutta la polpa. Ci stiamo avvicinando alla fine, puntando i piedi e le ...
... spalle si inarca spingendosi ancora più in profondità; assecondo morbidamente le spinte, e quando sento le prime contrazioni e gusto le prime goccioline, finalmente lo accontento, e dopo un paio di passate delle labbra lungo il sesso lo sento godere, l’urlare della voce che riempie l’abitacolo e gli schizzi di sperma che mi inondano la bocca. Non riesco a non pensare, mentre trangugio il suo seme, che sono qui, in questo parcheggio due piani sotto terra, proprio per questo motivo: per sentire, in gola, nelle viscere, scorrere quel liquido biancastro e vischioso che mi irriga di vitalità e mi fa rinviare, per qualche secondo, l’appuntamento con il salto nel grande buio. Mentre il suo respiro si placa, lo lecco per asciugarlo delle ultime gocce e lo tampono delicatamente con un fazzolettino di carta. Scivolo dal sedile, scendo e risalgo nella mia macchina. Metto in moto. Parto. Risalgo le rampe del parcheggio, e ad ogni metro di risalita torno a rivedere i colori, a risentire i suoni, a respirare aria che sa di autunno e non di gasolio. In quella mezz’ora durante la quale l’ho spompinato, là fuori la vita ha continuato a scorrere, qualcuno è nato, qualcun’altro è morto, altri addirittura si sono dichiarati il loro amore e si sono baciati con emozione per la prima volta. Io, della vita, ora ne sento in bocca tutto il gusto aspro e amarognolo. Lui, dopo un breve momento di piacere, non so.