1. Parigi


    Data: 15/06/2018, Categorie: Etero Autore: IlTuoSegreto

    Gennaio 2014. Freddo e pioggia. Arrivo a Parigi un lunedì mattina per una tre giorni di lavoro intenso, la mia società mi ha mandato a presentare un progetto fondamentale per lo sviluppo del business dei prossimi 3 anni.L'hotel &egrave il solito Best Western, nessuna novità, tutto perfetto, gentilezza, eleganza e savoir faire tipico delle grandi strutture. Alle 11.00 ho già fatto una doccia e sono pronto per il pranzo con i clienti. Il ristorante &egrave in zona, 15 minuti a piedi tra le vie raffinate di una delle città europee più belle.Tutto procede alla grande, giornata fantastica, clienti felici ed estasiati dal progetto, strette di mano e sorrisi ed infine la tanto agognata firma sulla prima parte del contratto. Alle 17 sono di nuovo in hotel, stanco ma soddisfatto. Accendo il pc e lavoro ancora per un paio d'ore. Mi accorgo che non ho programmi per la serata, sono solo, ma ho voglia di fare un giro, di bere un bicchiere di bordeaux e di rientrare in hotel per una cena veloce prima di rinchiudermi in camera.Tutto va come previsto, alle 21.30 sono a cena in hotel, ordino delle verdure ed un ottimo Margaux Pavillon Blanc. Alzo il calice e la vedo, a due tavoli di distanza, pensierosa, e sola. Dall'abbigliamento direi che anche lei &egrave in trasferta. Mi colpisce subito. Direi sui 45 anni, magra ma con un seno importante, bruna, ha la fede, occhi scuri e capelli mossi. Subito la mia mente fantastica ed io la lascio fantasticare. Ha 15 anni più di me ma mi intriga. Ad ...
    ... un certo punto forse si accorge che la sto guardando e mi sorride timidamente. Ricambio il sorriso. Dal libro poggiato sul tavolo capisco che &egrave italiana.Finisco la mia cena pensando a lei, mi accorgo che anche lei ha appena finito e ne approfitto, mi avvicino al suo tavolo e le chiedo se posso offrirle un caff&egrave, mi sorride ed accetta. Mi siedo accanto a lei ed iniziamo a dialogare tranquillamente. Ha un jeans attillato che mette in risalto le sue gambe. Come avevo intuito, anche lei in trasferta. Si chiama Francesca. E' a Parigi da giovedì, lavora nel mondo della ristorazione ed i suoi appuntamenti erano stati fissati anche nel week end. Ha un marito ed un figlio piccolo, ma i suoi occhi raccontano una persona stanca, in cerca di qualcosa di nuovo, di interessante, qualcosa che la faccia uscire dalla routine. Incrocio più volte il suo sguardo, &egrave eccitante. Le chiedo se vuole terminare la sua cena con un'arquebuse, la ordino e la sorseggiamo assieme.Lei ha la 243, secondo piano, io la 421, quarto piano. Entriamo in ascensore, io premo sul 4 e mi accorgo che lei non preme sul tasto corrispondente al suo piano, forse non ci pensa. Arriviamo nel corridoio del mio piano. A questo punto non posso far altro che provarci. La guardo, lei capisce, &egrave un attimo. Le nostre lingue si incontrano. La porto verso la mia camera, inserisco la tessera e siamo dentro. Non le do il tempo di reagire, le infilo nuovamente la lingua in bocca. Le mie mani le cingono i fianchi, ...
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