Ferragosto
Data: 19/06/2018,
Categorie:
Voyeur
Autore: Mr Gwyn, Fonte: EroticiRacconti
Ho deciso di ripubblicare questo racconto, il primo postato su questo sito col nick Passepartout. A mio avviso all'epoca non ebbe un grande riscontro e potrebbe accadere di nuovo ma io ne vado molto fiero e quindi mi rimetto in gioco. Grazie a chi vorrà passare di qua. Mi ero svegliato presto anche quella mattina, avrei voluto dormire di più, ma l’abitudine rivelava assuefazioni impreviste. Vidi la luce che inondava la stanza mentre la canicola avvolgeva già la città. Era il peggiore periodo dell’anno per la mia pressione bassa. Pensai a quello che mi attendeva e così il desiderio di sprofondare di nuovo in un sonno possibilmente fresco mi parse l’unico percorribile. Eppure sapevo che non era praticabile. Mi alzai ed andai a pisciare. La cucina era linda, mia moglie l'aveva pulita a fondo prima di partire con i figli. Dovevo raggiungere la famiglia a Santa Marinella, ecco quello che dovevo fare. Pranzare a base di timballo, pollo con peperoni, dolce, caffè e ammazza-caffè. Troppo! Tutto ad un tratto questa prospettiva non era più allettante di un’altra giornata di lavoro: tirare fuori l’auto dal garage e inoltrarmi nel deserto cittadino fino all’imbocco dell’Aurelia, dove avrei trovato un serpente di lamiera bollente. Mi sembrava una fatica sotto la quale avrei potuto soccombere, ma che scusa inventare? Potevo coinvolgere un amico in questa meschina messa in scena, ma mia moglie me l'avrebbe rinfacciata fino a Natale, come sopportare le sue battute ironiche e gli sguardi ...
... obliqui? Mandai giù il caffè chiudendo gli occhi, seduto sulla panca di ciliegio, poi andai a fare la doccia. Lo scroscio d'acqua mi colpì come una frustrata, era gelata! Miscelai le due temperature fino a trovarne l’equilibrio, frizionai la pelle con energia, cercando di asportare quella pellicola di sudore che durante la notte mi aveva avvolto, in un denso abbraccio. Indossai l’accappatoio in microfibra e mi diressi in salotto, affacciandomi sul terrazzo guardai la spiaggia di asfalto e cemento che era diventata Roma. Tornai indietro con la memoria, alla poesia delle tegole color ocra, affastellate tra loro in un dedalo di antenne e gatti miagolanti su cornicioni infiorati, mentre la luce del sole divampava sui palazzi al tramonto, dov’era tutto questo? Mentre mi perdevo in romantici frammenti di ricordi, la vidi. Era sdraiata sul terrazzo di rimpetto, avrà avuto una trentina d’anni, i capelli corvini scendevano mossi sulle spalle, era cinta da un costume bianco a due pezzi, che metteva in risalto i piccoli seni puntuti ed il promontorio del pube, mentre lo sguardo era celato da grandi occhiali da sole. Nelle ultime settimane avevo trascorso diverse domeniche a preparare delle lezioni per l’università e nessuno si era affacciato su quel terrazzo. Ero imbarazzato, un uomo di sessantacinque anni stava spiando una avvenente ragazza, provando un brivido di eccitazione. Non ero stupito da questo, bensì dalla circostanza, che sembrava acuire le mie percezioni. Gli appetiti sessuali ...