1. La mia puttana


    Data: 16/09/2017, Categorie: Etero Autore: Mr Gwyn, Fonte: EroticiRacconti

    “La mia puttana” ti ho chiamato così fin dalla prima mail, a te è piaciuto subito, perché è ciò che ti sentivi, una puttanella ninfomane. Ti ho consigliato di vedere “Nymphomaniac” di Von Trier perché lo ritenevo un film adatto alle tue pulsioni, ma se tu eri Joe, io non mi sentivo il monastico Seligman, perché nella vita ho avuto esperienze interessanti; eppure la tua energia, il tuo erotismo, mi hanno svuotato e non solo di quel seme che a te piace tanto bere. Mi raccontavi di quanto adoravi masturbarti, a scuola come a casa, sul treno come in auto, ogni luogo per te era un teatro nel quale esibirti ed io ti leggevo, scrivendoti ciò che la mia mente, il mio desiderio, immaginava. Dopo mesi di corrispondenza, racconti intimi, scambi di vario materiale ho deciso che dovevo incontrarti, tu così giovane ma già esperta, maliziosa, donna; io maturo, indolente ma curioso della tua insolenza. Sono salito sul treno quella mattina di primavera e ti ho raggiunta, dove mi avevi chiesto, in riva al lago, un albergo intimo e riservato, ti ho accontentata; una bugia raccontata ai tuoi, per non farli stare in ansia ed un giorno da regalare alla nostra lussuria. Ho scelto una stanza che si affacciava sul profilo lacustre, così appena mi hai raggiunto in camera, le nostre bocche si sono incontrate prima ancora di spogliarci, di presentarci ufficialmente, avevamo visto solo parti dei nostri corpi e ascoltato le voci, due numeri di telefono e le centinaia di mail, questo era tutto ciò che ...
    ... sapevamo ma sembrava bastarci. Le lingue intrecciate come liane umide, le mani che frugano i nostri profili, le nostre intimità. “Finalmente il tuo cazzo è nella mia mano” mi hai bisbigliato mentre lo stringevi, carezzando la grossa cappella violacea. La mia mano a torturarti il clitoride sotto la gonna, come promesso non hai indossato l’intimo e le mie labbra avvolgono i piccoli capezzoli rosa sotto il maglioncino di lana, poi ho aperto la finestra, ti ho spinto verso la balaustra del minuscolo balcone e mentre le tue mani afferravano la fredda inferriata, ti ho sollevato la gonna corta e ammirato il tuo culo perfetto. Mi avevi sempre detto di come preferissi essere inculata prima di essere fottuta nella fica, ti ho spinto la testa in avanti, afferrandoti per i lunghi capelli corvini e dopo aver lubrificato con la lingua il tuo orlo bruno ho spinto la grossa cappella in quel piccolo pertugio elastico, sono stato subito dentro di te. “Fottimi il culo” mi hai pregato, “Certo puttanella mia” ti ho apostrofato sapendo che il liquido tra le tue gambe si sarebbe sciolto fino a colare sul parquet e mentre vedevo tutto questo avverarsi, ti ho chiavato tra le chiappe con una foga che avevo dimenticato di possedere. La tua mano è corsa verso la fica, aumentando l’onda che stava per abbattersi su quella spiaggia di carne. I miei colpi sono aumentati e mentre ti bisbigliavo rauco nell’orecchio: “vieni con me troia mia” ti ho colmato col mio balsamo salace. Le tue gambe hanno ceduto ed ho ...
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