La mia puttana
Data: 16/09/2017,
Categorie:
Etero
Autore: Mr Gwyn, Fonte: EroticiRacconti
... dovuto sorreggerti per evitare che finissi a terra, le nocche delle mani bianche per la morsa ferrea sulla balaustra. Lunghi ed infiniti attimi si sono impadroniti di noi, eravamo altrove insieme, la stanza intorno era scomparsa, solo un cielo azzurro terso ci sovrastava. Lentamente siamo tornati, ci siamo alzati dal pavimento e guardando i nostri volti stravolti dal piacere, ci siamo sorrisi, esausti ma felici. “Facciamo la doccia” è stato il tuo invito, ti ho seguita placido, sapevo già cosa sarebbe accaduto. Di nuovo. Ci siamo vestiti per la cena, il sesso ed il cibo sono un connubio sempre attuale. Hai seguito alla lettera le mie istruzioni sul tuo abbigliamento. Niente intimo, solo una gonna sopra le ginocchia e una camicetta rossa di seta, quella che hai tirato fuori dal trolley con grande soddisfazione, ho indossato una camicia pulita, la giacca e siamo scesi nel ristorante, c’era gente di ogni tipo, ma tutti rigorosamente adulti, eri la più giovane e gli sguardi che ci hanno rivolto erano curiosi. Mi sono sentito molto fortunato. Lo ero. Avevo chiesto un tavolo appartato, volevo giocare ma non cercavo l’esibizione. Il vino bianco, un ottimo Sauvignon, ci è stato servito alla giusta temperatura, in attesa che arrivasse il pesce. Ti ho fatto scivolare una mano sulla coscia, senza muoverla oltre, dopo qualche minuto mi hai pregato di salire fino all’inguine, mi hai detto che eri fradicia e stavi probabilmente bagnando la sedia. “Non importa” ti ho risposto, adesso ...
... mangia e non preoccuparti del resto. “Masturbami, ora!” mi hai implorato, “Altrimenti lo faccio da sola” ti ho fissata ed ho accettato la tua sfida: “Fallo allora. Ti guarderò venire su questa sedia, puttanella mia” e come avessi acceso un interruttore, la tua mano ha trovato facilmente la fica, liscia, hai cominciato a rotearla sul clitoride, facendola poi scivolare lungo la linea delle labbra, fino a fotterti con le dita ad uncino. Io ero rapito da quello spettacolo, ti vedevo contorcerti sulla sedia zuppa dei tuoi umori, scivolare sempre di più, allargare oscenamente le lunghe gambe, mentre il tuo volto trasfigurava in maschere di godimento. Sei venuta in pochi minuti, il tempo di sorseggiare del vino, poi ti sei placata, un attimo prima che giungesse il pesce. Il mio cazzo stava esplodendo nei pantaloni, lo hai notato e maliziosamente hai fatto una carezza al rilievo che disegnava la stoffa. Mi hai raccontato dei tuoi progetti universitari, delle aspettative della tua famiglia, dell’idea di andartene all’estero, magari insieme alla tua ragazza del cuore. Ho sempre saputo che non potevi essere per sempre, solo un ricordo da accarezzare negli anni. Quando ho aperto di nuovo la nostra alcova, l’ora delle streghe era scoccata da una mezz’ora, ti sei spogliata subito di quei pochi abiti che indossavi, so quanto ti piace stare nuda. Mi sono limitato a guardarti, riempiendomi gli occhi di te, imprimendo il tuo profumo nelle mie sinapsi. Poi mi sono spogliato e ti ho raggiunta sulle ...