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Vacanze d'agosto
Data: 20/07/2018, Categorie: Sensazioni Autore: Horatio Nelson, Fonte: RaccontiMilu
Per un ragazzo le vacanze estive sono il momento più bello dell’anno. A prescindere. Anche per una ragazza di 18 anni con un nuovo ragazzo le vacanze estive sono un sogno, ma sicuramente non lontana da lui. E con queste premesse io e mia cugina ci preparammo ad affrontare agosto a casa dei nonni. I primi giorni furono tranquilli. La presenza dei nostri genitori ci obbligava a controllarci: io non potevo ancora trasformarmi nel selvaggio uomo dei boschi e mia cugina non poteva parlare troppo di “coso” per paura di più ferrei controlli al rientro a casa. L’unica differenza rispetto agli anni precedenti era la telefonata serale che lei faceva a “coso” dall’unico telefono pubblico nell’unico bar della zona. Erano i limiti dei favolosi anni 80. Poi i nostri genitori tornarono a casa e per noi iniziò ufficialmente la vacanza. I soliti giochi e i soliti amici che ritrovavamo come sempre. Fino al giorno de “la Camminata”, il rito che si ripeteva ogni anno. “la Camminata” ci portava da casa nostra al casolare della zia di uno degli amici attraversando campi, boschi e vigne. Era vera avventura. Ma lei, mia cugina, quella mattina mi venne incontro già vestita dicendo una cosa assurda. “Oggi non vengo”. Silenzio da parte mia, sicuramente avevo capito male. “Oggi non vengo perché “coso” stasera deve andare al compleanno della nonna e abbiamo deciso di sentirci a mezzogiorno”. Adesso avevo capito bene. “Stai scherzando, oggi c’è “la Camminata””. Tutto il resto della discussione non lo ...
... ricordo, ma lei non cambiò idea. Allora dissi una cosa terribile a quell’età: “Puoi telefonare quanto vuoi, ma “coso” ti lascerà perché hai le tette grandi come due prugne”. Chissà cosa le passo per la testa, la sentii dire “due prugne sto cazzo” e si tirò su la canottiera bianca e il reggiseno. Il tempo si fermò, avevo davanti a me due perfette tette colorate dal sole segnate dal triangolo bianco del costume e al centro due capezzoli meravigliosi, color nocciola, che guardavano verso il cielo. Non ho mai più ritrovato quella perfezione in nessuna donna e l’ho cercata tanto. Quando tornai con la testa sulla terra mi accorsi che si stava girando e se ne andò. I giorni successivi passarono apparentemente normali, ma la mia mente perversa di tredicenne aveva un pensiero fisso: dovevo rivederle. Ma come? Non si vestiva e non si spogliava davanti a me, non potevo spiarla dal buco della serratura del bagno perché vedevo solo una finestra. Case di campagna del cavolo. Dovevo fare un lavoro psicologico. Ecco cosa dovevo fare. Una sera mentre eravamo già nei nostri letti nella camera che dividevano partii all’attacco e con finta indifferenza chiesi: “Tutto bene con “coso”?”. “Certo”. E basta. Ah, fa la difficile. “E cosa sta facendo?”. “Le solite cose”. E basta Chiaramente la strategia psicologica non era il mio forte. Forse era il caso di essere un po’ più naturale. “Non ti lascerà mai perché sei troppo per lui”. Silenzio. “Troppo come?”. Si, ci siamo, la naturalezza vince sempre. “Sei ...