Vacanze d'agosto
Data: 20/07/2018,
Categorie:
Sensazioni
Autore: Horatio Nelson, Fonte: RaccontiMilu
... troppo carina per uno come lui”. Ancora silenzio. “Ma non ho le tette grosse come due prugne?”. Tette, ha detto tette. “Scherzavo, lo sappiamo tutti che sono come due melucce”. “Scemo”. Ma perché non imparo a stare zitto, dovevo ripartire da capo. E invece: “Dai, vieni nel mio letto che con questo buio non riesco a vederti e se continuiamo a parlare così arriva la nonna”. Questa non me l’aspettavo, ma sono già nel suo letto. Appoggiati sui fianchi, viso contro viso e lei è bella con quegli occhi dal taglio allungato, quel nasino e quelle labbra carnose. É bella anche con quella poca luce che passa dalle imposte. All’improvviso mi tira su la maglietta. “Sei tu quello piatto”. E senza che me ne accorga tira su anche la sua e si appoggia al mio petto. “E ora chi ha due prugne?”. Non so quanti pensieri mi passarono per la testa, non capivo più niente. Tra i tanti ne ricordo solo due “Sto toccando due tette” e “Che cosa succede la sotto?”. La sotto nelle mutande il mio fratellino era cresciuto come mai era successo ed era durissimo. In una frazione di secondo piegai le gambe per tenerla lontana, mi sarei vergognato se mi avesse scoperto, e tornando bambinone, sperando di distrarla da quello che mi accadeva in basso, dissi con tono Fantozziano “E adesso mi pappo la prugna”. Mi avventai sulla tetta e al buio mi ritrovai tra i denti il suo capezzolo. Disse solo “Ahi!” e in un attimo fece quello che faceva sempre quando lottavamo e stava per perdere: mi afferrò le palle. Avverti ...
... un attimo di esitazione prima che me le stringesse per farmi lasciare la presa. Con il polso aveva sentito la mia erezione. “Lasciami o te le strappo”. “Gnascia iu” riusciì a rispondere. Lei lasciò la presa, ma subito mi afferrò il fratellino che ormai era quasi tutto fuori dagli slip e tirò la pelle verso il basso. “Lascia tu o ti stacco lui”. Non capivo più niente, sotto sentivo una sensazione mai provata prima e mi sembrava di avere qualcosa dotato di vita propria che pulsava ad un ritmo pazzesco. Lasciai un poco la presa e lei salì con la mano. Allora strinsi di nuovo i denti e dopo un altro “Ahia!” spinse ancora la pelle verso il basso. Ormai ero fuori di me, ma avevo capito il gioco. Lascia la presa con i denti e schiacciai il capezzolo tra il palato e la lingua. Ad ogni pressione lei scendeva e ad ogni rilascio tornava su. Non so quanto durò, credo poco, ma all'improvviso sentii caldo, sentii una corrente lungo tutto il corpo e venni e venni ancora e sospiravo per un piacere mai provato. Quando tornai in me capii che qualcosa stava succedendo anche a lei, il suo respiro era affannoso, veloce, profondo, poi mise la sua gamba sopra la mia è iniziò a strofinarsi con movimenti lunghi e lenti e alla fine fu in preda a sbalzi così violenti che non poteva più a controllare. Poté solo posare la sua bocca sul mio collo per soffocare un urlo che le arrivava da dentro. Poi si lasciò andare e rimanemmo a guardare il buio del soffitto, ma la nostra notte non era ancora finita.