1. Didim


    Data: 14/08/2018, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: samas2, Fonte: EroticiRacconti

    Una pioggia fine scendeva, incessante, da molte ore e faceva freddo. Le gocce rigavano i finestrini della vettura e le luci arancioni e rosse delle auto nuotavano nello specchietto retrovisore. Ampie pozzanghere si erano formate sull'asfalto e le auto al loro passaggio sollevavano vere ondate che inzuppavano i malcapitati pedoni: Vito, di certo quando poteva, lo faceva di proposito. Era proprio una carogna. Era soddisfatto per la serata che lo aspettava: i suoi schiavi attendevano i suoi ordini che diventavano via via più esigenti. Certamente anche a lui, che pure era terribilmente prepotente, approfittando della sua notevole forza e stazza, una certa dose di frustrazioni non era risparmiata. Quella troietta di Sara e quel coglione di suo marito, Didim erano la medicina giusta per dimenticarle. Si era introdotto nella loro vita, simpatico e rassicurante, offrendosi di poter aiutare la ragazza a trovare lavoro, ed era riuscito a devastare la loro esistenza con la sua invadente personalità. Ora li dominava e loro, soggiogati non potevano opporsi. Vito disponeva di Sara a suo piacimento e costringeva suo marito, Didim ad assistere e, talvolta, a riprendere le scene di sesso sempre più violento. Quelle scene erano motivo di vanto e risate con i suoi sodali, al bar. ….Didim: che nome da deficiente! Aveva letto da qualche parte che la parola epididimo c’entrava con i testicoli: appunto un nome da coglione, coniato apposta per lui. Si divertiva in particolare a sfondare il ...
    ... culetto paffuto della ragazza e godeva delle sue grida e implorazioni di pietà, delle sue lacrime. Ma più di tutto lo soddisfaceva l’impotenza a reagire di Didim, che osservava desolato e devastato. Quella sera, Vito, covava un bel progettino: avrebbe costretto Sara a prostituirsi: aveva già in mente alcuni soggetti a cui telefonare, per allietare la serata. Voleva divertirsi sempre di più. Parcheggiata l’auto, continuò a piedi nella caliginosa serata fino al modesto edificio in cui gli schiavi abitavano. Le ultime foglie cadevano e formavano un soffice, ma scivoloso tappeto. Sapeva che lo stavano aspettando, ma non aveva bisogno di annunciarsi e farsi aprire: lui possedeva le chiavi, era il padrone. Entrato nel soggiorno ingresso rimase stupito dalla disposizione dei pochi mobili che costituivano l’arredamento. Erano tutti accostati alla parete, lasciando la stanza vuota al centro. Didim lo osservava, un piede appoggiato alla parete, a torso nudo, con le braccia abbandonate lungo i fianchi. Le sue mani erano avvolte in bende; aveva un’espressione strana, come di sfida, gli occhi erano insolitamente duri. “Allora Didim, testa di cazzo, tu e quella troia di tua moglie siete pronti a farmi godere? Oggi programma speciale, vedrai. E poi chi ti ha detto di spostare i mobili, coglione?” La sua voce era tonante ma stavolta non sembrava fare caldo, né freddo a Didim, che si limitò a sollevare il dito medio della mano sinistra al suo indirizzo, mentre il suo volto non tradiva il ben che ...
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