Valentina, vittima perfetta
Data: 15/08/2018,
Categorie:
pulp,
Autore: Cruel
... parte del corpo ed il viso ed io pensai "dio quanto è bella", guardai Emanauele, era come ammirato, ma sembrava più freddo e determinato di me, voleva stuprarla, voleva picchiarla, voleva ucciderla, davvero. Valentina entrò nel box, il motore si spense, le luci del corridoio erano accese, ma fioche. Valentina stava prendendo alcuni oggetti dal dal sedile passeggeri, la porta semi aperta. Avevamo due possibilità, sparire e andare a fare sesso ripensando a cosa stavamo per fare, a me sarebbe bastato per sborrare un mese intero, oppure entrare nel box, adesso, prima che lei uscisse. Vidi Emanuele sfilarmi accanto, era uscito dal nascondiglio, era visibile, se Valentina fosse uscita dall'auto l'avrebbe notato, era il punto di non ritorno, uscii anche io, esitammo. Valentina uscì dall'auto "dio che bella" e con sguardo assorto controllava qualcosa nella borsa, forse il cellulare, forse voleva avvisarmi che era rientrata, forse...Emanuele fece altri due passi, lei lo vide, gli sorrise, lei sorride sempre, poi aggrottò la fronte. Non so se reagì così per l'ovvio pensiero che doveva averla pervasa, ovvero "che ci fa qui Emanuele" o per l'espressione di Emanuelel crudele e perversa, che immaginai essere identica a quella che aveva quando fantasticavameo di uccidere una ragazza. Emanuele fece altri tre passi ed arrivò alla soglia del box, pensai che non era quello il piano,dovevamo piombarle addosso non doveva essere una cosa tanto lenta. Emanuele mi chiamò, disse il mio nome ad ...
... alta voce girandosi, mi voleva smascherare, fare sucire dall'ombra e lo feci. Non era questo il piano. Di nuovo il meraviglioso sorriso di Valentina, i suoi occhioni erano felici ed anche sollevati, se c'ero io era tutto a posto. "che ci fate qui?", non rispondemmo, ancora due passi, eravamo nel box con lei, sentii l'odore del docciaschiuma, vidi la borsa della danza a terra, in mano aveva il cellulare. Accadde in un attimo, Emanuele la spinse in dietro, lei disse qualcosa di incomprensibile, Emanuele la spinse ancora e lei sbattà contro il muro del box, il cellulare le cadde. Per una come lei quella doveva essere la peggior violenza mai subita. Emanuele le fu addosso e fece ciò che avevamo pianificato, finalmente, prese le mani di Valentina e le legò col nastro americano dietro la schiena e velocemente le tappò la bocca allo stesso modo. Gli occhioni di Valentina, che ammiravo da anni e che avevano la capacità di parlare con la propria luce, erano improvvisamente diventati lucidi, spaventati, mi cercò con quello sguardo. Abbassai la porta del box, Valentina era di nuovo in macchina, doveva avercela rimessa Emanuele, non vedevo il suo viso ma vedevo il petto andare su e giù. Emanuele le era già addosso, le palpava le tette e la chiama troia, non potevo crederci, lo vidi mentre le apriva la camicetta e la gettava nel sedile di dietro, lo vidi slacciarle il reggiseno e succhiarle i capezzoli, avevo il cazzo durissimo, voleva scoparla prima di ammazzarla. Lo fece, la scopò, ...