La collega di mia moglie
Data: 16/08/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Adriano0112
Sono Adriano, 1 metro e 90, occhi verdi, fisico asciutto. Sono sposato con Ilenia che amo e rispetto, con la quale ho un fantastico maschietto e tra un po' mi regalerà una principessa. Solo per questo non dovrei osare di guardare né pensare ad altre. Una moglie che è anche mamma è sacra! Purtroppo, il tuo fisico chiede di essere soddisfatto per il solito allenamento, un buon cibo, del sano sesso... Quando la testa di sopra comuncia a scontrarsi con quella di sotto, ecco che si stanno creando i presupposti del tradimento, prefazione di un romanzo erotico. Come si è capito, mia moglie è in cinta e io ho un assoluto bisogno di essere soďdisfatto sessualmente. Ma la amo troppo e rispetto la sua scarsa voglia di farlo vista una gravidanza difficile. Allora i sensi di colpa si sommano alla voglia di trovarne un'altra, creare l'opportunità per soddisfare le mie erezioni adolescenziali. Ho quasi 40 anni ed erano anni che il mio soldatino diventava un generale alla sola vista di belle gambe o di un bel culo. Allora da qualche settimana faccio questo gioco cercando di soddisfarmi senza tradire Ilenia. Cerco un flirt, un incrocio di gesti o sensazioni con altre donne che mi facciano capire che in altri momenti sarei riuscito a portarmele a letto. Poi all'eccitazione provata mi fermo e nella solitudine del bagno di casa o dell'ufficio ripercorro quelle sensazioni per la più bella delle masturbazioni. Infatti, proseguo poi la storia del tradimento nella mia testa e sollazzo il mio membro ...
... che mai come in questo periodo vuol essere soddisfatto. Il mio pene è un rapace in cerca di preda. Ad ogni minima sollecitazione riaponde con un'erezione anche pubblica come mai nella mia vita. Mi pare si sia capito quanto sia eccitato. Un giorno, in ufficio, con la collega un po' più anziana ma bellissima donna, sempre elegante , truccata e sempre col decolleté in bella vista ho iniziato a flirtare con lei ricordando quella trasferta per lavoro in Sicilia in quel bel resort dove capitammo insieme in due villette con l'entrata in comune e separate da una porta. Scherzando le ricordai quanto bevemmo e cosa rischiammo quando di rientro dalla cena ci sedemmo sul letto per bere altro vino e lei poi si sdraiò mettendomi i piedi sulle gambe perché le scarpe coi tacchi l'avevano torturata. Lei sorrise e cominciò a provicarmi. Eravamo soli in quel momento. Lontani dai nostri affetti e chiusi in una splendida villetta con la sicurezza che il mondo non avrebbe saputo nulla di quel che sarebbe successo. Tornando a Gabriella, facendosi seria, disse di ricordare di aver fatto con me l'amore con me e di non aver trovato il coraggio di parlarne visto che entrambe avevamo due splendide famiglie. Quella sera, per fortuna o per sfortuna, non successe nulla ma mi suonò strano che lei mi dicesse di ricordare il contrario. Starà giocando? O starà dicendo veramente quel che ricorda? Allora cominciai a chiederle cosa ricordasse e subito dopo diventò rossa. Dopo esitazione e imbarazzo mi guarda e mi ...