Montecalvario blues: "videosorveglianza"
Data: 18/08/2018,
Categorie:
Tradimenti
Autore: renart
Vito Cammarota se ne sta svaccato su una vecchia poltroncina girevole in guardiola, davanti ai monitor delle telecamere interne. Alterna una sorsata di lager in lattina ad una boccata di toscano e di tanto in tanto rutta, grattandosi una molle e pelosa porzione di ventre non trattenuta da una canottiera lercia, dal colore indefinibile. Un vecchio ventilatore smuove aria calda, alitandogli tra le ciocche dei capelli unti e grigiastri, tenuti alla meglio sulla nuca con un elastico. Sui cinquanta – ma l’alcol, la cattiva alimentazione, una fetta di vita consumata sui marciapiedi e sulle panchine di innumerevoli stazioni gli gravano sulla groppa almeno un decennio in più - due lauree chiuse in chissà quale cassetto, nella sua vita precedente Vito era stato un brillante professore universitario, una star nel suo Dipartimento, che riempiva le aule con i suoi corsi di filosofia politica, sempre in giro per le più prestigiose Università del globo che scazzottavano tra loro per strappargli un ciclo di conferenze. Poi una matricola – della quale non ricorda nemmeno il nome, ma che nei suoi ricordi si materializza in uno sguardo satanico che gli ammicca da dietro una spalla, mentre lui sbafa e ansima sui suoi biondi e lisci capelli, tenendola per i fianchi levigati e affondando il ventre fra le chiappe tonde e dure - lo mise nei casini per una storia di sesso e coca, e il prof. vide la sua carriera stroncarsi di colpo. Dopo qualche anno di vagabondaggio, rientrò nel circuito ...
... dell’istruzione, ma come personale ATA, bidello insomma, ma non passa molto - per la serie il lupo perde il pelo ma non il vizio (e si capisce, a questo punto, di che pelo stiamo parlando!) - che si ritrova ancora a girovagare bar bar senza un lavoro e con pochi soldi in tasca.
Viveva di espedienti,Vito Cammarota, portando la spesa alle vecchie per i vicoli di Montecalvario o ramazzando a fine serata il locale di qualche gestore che lo aveva preso in simpatia. Raramente rimediava lezioni private di latino o greco o qualsiasi altra materia che rientrasse nella sua ampia sfera di competenze. Più spesso gli capitava di vendere traduzioni di versioni a liceali scansafatiche e ben messi a grano – e quelli erano i ricavi migliori. Poi, il colpo di culo: un amico – un vecchio amico, della sua vita precedente – lo incontra ubriaco per strada, se lo porta a casa, gli dà una ripulita e un vestito nuovo e lo raccomanda ad una sua conoscente, una ricca matrona del quartiere alto che gli rimedia un lavoro da portiere in uno degli stabili di sua proprietà sito in via Toledo, di quelli con la doppia faccia, una che dà sulla strada dabbene dello shopping, l’altra sulla vita dei Quartieri, sulla vita che brulica e fermenta in un odore forte, aggressivo, che ti si azzecca addosso come l’afa. Il miglior lavoro che abbia mai avuto, disse stringendo le mani del suo amico-benefattore, quasi con le lacrime agli occhi.
Ed eccolo lì adesso, il vecchio Vito Cammarota, mano immersa nei boxer a massaggiarsi ...