1. Che sensazione di leggera follia


    Data: 19/08/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: lostesso

    ... Lei.
    
    Gilda.
    
    In realtà si chiama Maura, ma mi piace chiamarla Gilda.
    
    Le avevo dato questo nome di fantasia quella volta che la conobbi molto intimamente.
    
    Ero in negozio, faccio il commesso di scarpe e borse per mio zio che è il proprietario, e inizialmente sembrava una cliente. Ero solo quel giorno.
    
    Vi risparmio i particolari ma finimmo a fare del gran sesso e si era rivelata una gran porca, per mia fortuna.
    
    Ci eravamo però lasciati senza che lei mi concedesse un altro appuntamento. Neanche il nome.
    
    Un'ora di sesso e poi un “Ciao”
    
    Pensavo di non rivederla più.
    
    Poi ieri me la vedo entrare nel negozio.
    
    In quel momento penso di aver avuto la solita espressione da demente.
    
    Lei invece era bellissima.
    
    Cappotto nero attillato, stiletto blu elettrico e borsa abbinata, foulard di Hermes in sfumature di blu, calza nera con riga. Uno schianto.
    
    Son rimasto con l'espressione da ebete talmente tanto tempo che mio Zio, prima che potessi farlo io, le si avvicina e chiede se può aiutarla.
    
    Lei gli dice “Cercavo lui”, indicando me.
    
    Mio zio alza le spalle come dire “è tutto tuo”
    
    La demenza mi si legge sul viso.
    
    Per fortuna mi sveglio da questa situazione kafkiana momentanea, rinvengo, barcollo ma non mollo, mi avvicino cercando di nascondere una certa emozione, camminata da gigolò (chissà com'è la camminata da gigolò) giungo davanti a lei, che mi apostrofa subito con un “ Ma tu sei sempre così......ci sei o ci fai?”
    
    Colto in flagrante cerco ...
    ... di riprendere un espressione meno demente, ma so di aver fatto una figura barbina.
    
    “ No, sono inciampato e non volevo farlo vedere”
    
    Una scusa più stupida non la potevo trovare.
    
    Poi dico “ Qual buon vento ti porta qui? Hai bisogno di altro paio di scarpe? Ti posso offrire un caffè, un tè oppure me!” Sorrido. La battuta ripresa da un film, di cui non ricordo il titolo, non sembra averla colpita. Anzi, mi guarda con compassione.
    
    “ Eh no, allora sì, sei proprio così. Sei salvo solo perché sei bravo a letto, se no ti avrei già spedito a quel paese. No, son qui per proporti una cosa. Domani sera sei libero?”
    
    Deglutisco, perché so che lo avrebbe fatto e cerco di riprendere una espressione più consona “Si, assolutamente libero”.
    
    Non era vero. Avevo un appuntamento con gli altri per una partita a biliardo.
    
    “Che si fottano, gli dirò che non sto bene”, penso.
    
    “Bene. Se non ricordo male, nel nostro incontro mi proponesti un invito a rivederci, giusto?”
    
    “Beh, si. Ma mi dicesti che non era possibile”
    
    “Ora è diventato fattibile ad una condizione. A casa tua e non chiedermi in che modo perché so io cosa fare. E attenzione.... il gioco lo conduco io. E fai meno il fessacchiotto. Ti conviene, credimi”
    
    Porca puzzola! Ho il fratellino che chiama dal basso e mi dice “ Ragazzo, accetta, non mollare la presa, qualunque cosa sia”.
    
    Anche se non posso sapere cosa mi aspetta, senza timore alcuno la mia risposta è solo una “Va bene!”
    
    Scrivo su di un biglietto il mio ...
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