1. Quella notte


    Data: 12/09/2018, Categorie: Etero Autore: SinfoniaDInchiostro, Fonte: Annunci69

    Fu il calore a svegliarmi, quella notte, assieme ad un ansito.
    
    Ansito che s’era liberato dalle mie labbra schiuse, felice di non esser stato ancora una volta trattenuto da esse.
    
    Calore dell’orgasmo che irrefrenabile aumentava, onda di marea che mi fece affogare in un mare bollente, tumultuoso e dorato.
    
    Quando ne riemersi, ripresi lentamente coscienza del mio corpo, del respiro affannato, del cuore che batteva rapido in ogni dove, della mano che giaceva abbandonata poco sotto l’inizio della coscia, a sfiorar la pelle vellutata dell’interno.
    
    Che nel sonno avessi sfiorato più e più volte la pelle morbida e umida, magari assecondando ed imitando le carezze d’un onirico amante; o ch’avessi voluto immergermi più a fondo, consapevolmente, nell’onda crescente?
    
    Mossi la mano a risalire piano le cosce schiuse, il ventre ancora ansante, un capezzolo inturgidito, godendomi la placida e dolce sensazione che il ritirarsi dell’onda aveva portato.
    
    Non avevo preciso sentore del luogo, del tempo e dello spazio ma non m’importava.
    
    Presi dal comodino il bicchiere che credevo colmo d’acqua e lo trovai vuoto.
    
    Il balenare della piccola luce sul comodino, quando l’accesi e mi alzai dal letto, mi riportò al presente.
    
    Mi chiesi se, per caso, i miei avessero sentito qualcosa ma subito rammentai che quella notte ero sola in casa.
    
    Rammentai quel dettaglio anche in virtù dei brividi che d’improvviso incresparono la mia pelle.
    
    Ero nuda.
    
    Ero sola in casa, quella notte, ...
    ... e in virtù di ciò mi ero coricata senza nulla addosso.
    
    Resa stranamente felice dalla rivelazione andai in cucina, sebbene temessi che i miei fossero in casa e ogni rumore che sentissi era manifesto del loro risveglio improvviso.
    
    Non ero abituata ad esser l’unica abitante della casa e ancor meno ero abituata a dormir svestita, sentendo il lenzuolo direttamente sulla pelle – girar per casa in quel modo poi, quello ancor meno - e l’appagarsi di questi miei desideri era così raro ad accadere, per questo ero così confusa, come se mi trovassi in un sogno che, forse, sarebbe potuto diventare un imbarazzante incubo.
    
    Trovai sul frigo il biglietto dei miei che confermava ogni supposizione.
    
    Sorrisi contenta, assaporando quelle ore di libertà.
    
    Tornai a letto, nella mia alcova di cuscini, e mi misi ad ascoltare i rumori attorno a me in attesa di riprender sonno.
    
    Riconobbi la signora dell’appartamento attiguo al mio che, come sempre insonne, camminava per le stanze; riconobbi il signore del piano di sopra che rientrava dal turno di lavoro, li ascoltai vivere, rubai quei loro momenti immaginando i gesti che compivano.
    
    Forse stavo per assopirmi ancora, quando sentii un languore attorcigliarsi nel bassoventre, quasi a rimarcare che quella notte era la mia notte, che non potevo volevo dormire.
    
    Assecondandolo quasi per gioco mi sfiorai i fianchi e la pancia, sentendoli contrarsi per il solletico.
    
    Non trattenni un risolino.
    
    Con le unghie mi carezzai il collo e le ...
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