1. La Scema 2 - Inattendibili insinuazioni


    Data: 15/09/2018, Categorie: pulp, Autore: senzaidentità, Fonte: EroticiRacconti

    "Lui viene sempre da me prima che vado a cena, cioè non proprio tutti i giorni ma quando viene sono le ore più belle della giornata. Mamma non dice niente se vado ai giardini mentre cucina, anzi è felice. Se sto sempre chiusa a casa secondo lei oltre che scema diventerò anche triste. Scherza - aggiunse con le pupille dilatate, sognanti- ma mi sa che ragione. Lui è tutto trafelato la mattina ma la sera non perde manco tempo a sciacquarsi, si cambia e corre da me. Arriva sempre in tuta anche se non ho mai capito il perché. Ha un corpo stupefacente malgrado la sua età, mi dice che sono bellissima… Che ho un seno perfetto." Spostai gli occhi sul petto saldo, la terza misura di Marta, ciò non era fantasia, aveva un che di perfetto. Si prese le tette nelle mani a coppa . "Dice che fatica a scegliere da quale bere prima." Rise. Osservai i miei compagni che non badavano a noi, addentavano i panini dell’intervallo e Marta continuava a raccontarmi dell'uomo che affogava nella sua succosa figa rosa al momento in cui lei gli si donava giurando di mantenere il segreto. "Ma perché segreto?" Domandai. Lei non mi diede spiegazioni, si scorse il labbro con la lingua e mi fece l’onore... Onore si! Onore proprio! Quel bocciolo in fiore si fidò tanto del suo amico da concedergli la grazia di sapere di alcuni momenti di spasmi e dolore che il pene dell'uomo le aveva dato la prima volta dietro un albero dalle foglie smeraldine del parco da cui filtravano lacrime arancio, colore del sangue di ...
    ... sole al tramonto. Si spiegò in tanta dovizia di particolari che ormai sapevo di non stare ascoltando una sogno perverso ed innocente al tempo stesso della scema. Ma non c'era di che essere tristi, rassicurò toccandomi lo stomaco che in qualche maniera comunicava la sua apprensione (oltre al languorino), lui sapeva farla godere senza ritegno. "Davvero se dici qualcosa poi lo metti nei guai." Il mio fegato finì di andarsene in subbuglio, probabilmente avevo la faccia appassita come i fiori del negozio di sua madre. “Ma chi è?” La forzai. “Te l'ho detto.” “Intendo come si chiama?” “Ah, no. Questo non lo so.” “Cioè stai dicendo che non conosci il nome di quello che ti tromba?” Lei fece spallucce. “Mi piaceva e non pensavo che un nome facesse la differenza.” “Ma come cazzo si fa a farsi fottere senza manco sapere chi è che ti sbatte? Se è vero è vero pure che sei una scema.” “Certo che è vero! Oh se ci tieni tanto stasera glielo chiedo.” “E poi me lo dici.” “Ok.” Quel giorno evitai la compagnia del signor Scroccone consumando una pasto tutto fritto in una pizzeria oleosa appena fuori dai giardini di cui aveva chiacchierato Marta. Non desideravo essere disturbato nel bel mezzo delle mie illazioni e lì era perfetto. Non incontrai nemmeno un cane. Mi sembrava di avere assistito ad una scena irreale molto meglio di quelle dei porno bdsm che facevano da sfondo alle mie seghe adolescenziali. Marta nuda, spiaccicata addosso al tronco di qualche albero che si ostinava a contemplare il cielo ...
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