1. Il colino cap. IV


    Data: 16/09/2018, Categorie: Etero Autore: passepartout, Fonte: EroticiRacconti

    Cercai di mantenermi calmo e rilassato per buona parte del giorno, all’ora della chiusura però divenni trafelato, andai nello spogliatoio e mi cambiai rapidamente, presi l’auto e mi diressi verso casa di Olivia. Grazie all’aiuto d’internet non faticai molto a trovare la via, posteggiai con facilità e cercai il portone, suonai a Mazzerioli. “Chi è?” “Sono Bruno.” “Quarto piano.” Prendo l’ascensore, è uno di quelli vecchi con la cabina di legno e le grate alle porte. Fa uno strano rumore mentre salgo, sono emozionato. Apro la porta e me la trovo davanti, mi sorride, indossa una gonna nera al ginocchio con uno spacco laterale, calze viola, camicetta bianca aperta sul davanti che lascia intravvedere il seno generoso, ornato da un filo di perle, indossa anche un gilet di lana lilla. “Entra pure Bruno, ti stavo aspettando.” Entro silenzioso e sorridente, lievemente imbarazzato, la seguo nell’andito fino ad una stanza illuminata da due lampade a terra, creano un’atmosfera calda e accogliente. “Siediti.” Mi dice indicandomi un tavolino apparecchiato con due semplici tovagliette. “Mangiamo qualcosa ti va? Avrai fame.” “Si grazie, mangerò volentieri un boccone.” Mi siedo. “Ho preparato due fettine di vitella con patate al forno, spero siano di tuo gradimento, c’è anche del vino rosso. Ci ubriachiamo, così scorderemo le sciocchezze che diremo.” Mi dice sorridendo. Cominciamo a mangiare in silenzio, dopo i primi bocconi è lei a prendere la parola, anche se mi sento a mio agio sono come ...
    ... bloccato. “Come è andata la giornata?” “Piuttosto tranquilla, ma nel fine settimana ci sarà più caos e tu come stai?” “Meglio, anche se per questa settimana non credo uscirò, preferisco rimettermi completamente. Detesto stare male.” “Capisco.” Finiamo di cenare e mi propone di spostarci sul divano color pistacchio, mi piace questo colore, sto bene mi dico, eppure non capisco ancora come andrà a finire la serata e soprattutto, se dipende da me o da lei il come. Torniamo a parlare del mio lavoro e poi mi racconta quando si è trasferita in questo bellissimo appartamento, mi descrive l’arredo, le aggiunte ed i cambiamenti che ha fatto. Mi piace mentre parla e gesticola, osservo il rossetto rosa tenue che forse ha messo per l’occasione, l’ombretto chiaro, quel filo di matita che mette in risalto gli occhi, tutto accennato, un trucco fine e non volgare, come spesso accade alle donne mature. Penso che così vicini non lo siamo mai stati. I colpi di sole sui capelli le donano una luminosità che insieme all’incarnato pallido ne fanno una figura quasi eterea, così quando mi posa la lunga e sottile mano sinistra sul braccio e m’invita a fare il giro della casa, ho un sussulto e mi rendo conto che non la stavo più ascoltando, perso tra il movimento delle sue labbra e quello del suo corpo. Mi alzo e la seguo, mi fa strada, lei è certamente più a suo agio ma è normale, è casa sua. Mi conduce nella cucina, moderna e accessoriata, mi spiega che ha una donna delle pulizie che viene solo una ...
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