1. Fanculo pioggia


    Data: 18/09/2018, Categorie: Sentimentali Autore: Maks, Fonte: EroticiRacconti

    All'uscita da una galleria commerciale, dove ci eravamo riparati dall'improvviso acquazzone, notai lo sguardo di mia moglie imbattersi per un attimo con il suo. Un sorriso spontaneo, improvviso, trattenuto a stento in una smorfia incontrollabile, un "ciao" strozzato in gola e un rossore in viso di un'intensità mai vista prima. Era talmente palese l'imbarazzo di Valeria che non ebbi il coraggio di chiederle nulla, sviando l'attenzione sulla scelta di un locale dove pranzare. Serví a poco, il disagio la accompagnò a lungo, la sua voce rimaneva vittima di un pugno allo stomaco, i suoi occhi distratti si muovevano a vanvera, senza mai posarsi sui miei. Chiaramente scossa, Valeria era assente, persa; le sue mani tremavano tese sulle posate a preparare bocconi senza mai mangiarli, con le lunghe unghie perfettamente decorate di bianco e di nero, come gioielli incastonati su quelle dita slanciate e pallide, arrapanti e eleganti insieme, a cui persino in quel momento avrei affidato la mia erezione, ansioso di profanarle col mio desiderio, come spesso facevo. "Non sto bene, torniamo a casa" spezzò il silenzio. Un muro, un terrapieno a proteggere la nostra palazzina in periferia; mi fermai lì, come ogni giorno, parcheggiai. Valeria uscì dall'auto, io rallentai sotto la pioggia, neanche fosse piacevole, sbattendo lo sguardo su quel muro odioso e grigio, opprimente. Incrociai quell'incisione sbiadita, sorrisi, la salutai. Lo facevo ogni giorno forse, per qualche periodo la dimenticavo, ...
    ... ma nonostante gli anni quella stupida scritta restava lì, fedele, fredda, incancellabile. Eppure anziché rattristarmi, mi confortava, mi dava forza, nessun rimpianto, nessun dubbio. Forse semplicemente il destino aveva stabilito così, in ogni caso avrei espresso il mio amore attorno a quel muro, così fu col primo, quello improvviso, inatteso, indomabile, che tanto promette quanto delude, così con l'ultimo, quello necessario, maturato, prevedibile ma finalmente soddisfacente. O forse ero rimasto inconsciamente preda di quella speranza, della remota possibilità di rincontrarla così, casualmente, in uno di quei giorni, o di quegli anni, nei paraggi del nostro quartiere natio. Come se non mi fossi mai perdonato quello scivolone in moto sull'asfalto bagnato, un paio di mesi dopo la sua fredda partenza, dieci anni fa, che non mi consentí di raccogliere il suo disperato quanto inatteso invito ad andarla a trovare nella suo nuovo appartamento all'università. Anziché deprimermi, quel ricordo mi ubriacava d'orgoglio, come se fossi uscito vincitore da una guerra impari. Tornai in me e raggiunsi Valeria a casa, sedetti accanto a lei, sul nostro letto; la nebbia fuori sembrava spingere sulla finestra, spiarci; il silenzio tra noi si appesantiva ad ogni respiro alimentando una forte, inspiegabile tensione erotica. Non una parola, eppure era chiaro che la nostra storia d'improvviso pareva a entrambi una farsa. In realtà eravamo sempre stati due animali solitari in preda a forti istinti di ...
«123»