1. Solo un racconto


    Data: 28/09/2018, Categorie: Etero Autore: Mr Gwyn

    Diodato era un falegname, abitava in un piccolo villaggio del bellunese, proprio sotto le Dolomiti, le sentinelle di quel tratto d’Italia, oltre il quale, l’indigeno, diventa foresto. Il nome lo doveva alla difficoltà che sua madre aveva trovato nel partorirlo, dato da Dio, nato di sette mesi, in luoghi dove ospedali non c’erano, Diodato era stato allevato e preservato con cura amorevole, da un medico condotto e da una levatrice, fin quando non fu’ in grado di cavarsela da solo e da solo aveva dovuto cominciare a cavarsela fin da bambino, suo padre morì che aveva dieci anni, così abbandonò la scuola e iniziò a lavorare, per aiutare la madre e sua sorella, di due anni più piccola. Virginio, falegname del villaggio l’aveva preso con se, facendone un artigiano bravo e talentuoso, così quando la sera, dopo mangiato si metteva davanti al camino per scaldarsi, aveva preso l’abitudine di intagliare il legno, ricavandone statuine di rara fattura, che la domenica vendeva nei mercati dei villaggi, aumentando le sue esigue entrate. Diodato, divenne grande, in paese cominciarono a chiamarlo Dio, per semplificare, solo quando erano in presenza del parroco, lo apostrofavano per intero o col cognome, in segno di rispetto nei confronti dell’Altissimo, che poi bestemmiavano all’osteria o in ogni dove, inventando sacramenti che solo i toscani eguagliano o superano. Ormai uomo, s’innamorò di una ragazza del villaggio, come spesso capita in questi luoghi, dove ci si conosce tutti e non si ...
    ... permette a chi viene da fuori di diventare parte della comunità, lei, Rosita, prendeva il suo nome dal mese in cui era venuta al mondo: maggio. Era una ragazza dai capelli corvini e dalle forme sode ma asciutte, gli occhi verdi come gli smeraldi, pietre che da queste parti si vedevano solo nelle foto in bianco e nero dei libri di scienze. La sua famiglia era contenta di questo sentimento, Diodato ormai stava per ereditare la falegnameria, il suo maestro era vecchio e non aveva eredi, forse per colpa sua o della moglie, gli era affezionato come a un figlio, presto si sarebbe ritirato ed il suo Dio, avrebbe continuato l’opera. Il matrimonio si celebrò nella chiesa del paese, per l’occasione Diodato offrì da bere a tutti e poi iniziò la sua nuova vita, nella casa costruita da lui stesso, con l’aiuto dei paesani. La madre dell’uomo ormai vecchia era rimasta sola, perché pure la figlia si era maritata e se n’era andata a vivere in un altro villaggio. La vita matrimoniale sembrava calzare a pennello al giovane, sua moglie stava in casa e sbrigava le faccende e lui si spaccava la schiena nella bottega, la sera dopo cena, continuava ad intagliare le sue statuine, nelle quali ormai era diventato molto bravo, la domenica continuava a venderle nei mercati. La novità nella sua vita era quando andava a letto, allora prendeva Rosita con vigoria, come gli era stato insegnato dalle parole dei vecchi del villaggio, mancava di grazia, di dolcezza, s’infilava nudo nel letto e dopo aver intimato alla ...
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