1. Beatrice e la crisi economica


    Data: 30/09/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: benves

    ... in mano e fece il gesto di masturbarsi (la sensazione che provò nel fare questo era inebriante: si chiese se un uomo si sentiva come si sentiva lei in quel momento, quando si accingeva a farsi una sega), e il giovane non sapeva più dove guardare; si tolse il finto pene e prese un vibratore, e lo provò passandolo sul sesso; ne provò un altro, e un terzo, fingendo di non riuscire a trovare qualcosa di suo gusto; finalmente si stufò (si era eccitata abbastanza, con quel giochetto) e si diresse verso la zona dove si trovava la biancheria intima.
    
    Il ragazzo la seguì, tenendosi a qualche metro.
    
    Beatrice voleva vedere anche qualcos’altro, oltre al completino esposto in vetrina, per cui dopo aver misurato uno slip a cui era applicato un pene in lattice (al tatto era simile ad uno vero: si chiese cosa avrebbe detto suo marito se l’avesse vista con quello slip addosso).
    
    Chiamò il tizio al banco per chiedergli di farle vedere qualche altro capo di intimo.
    
    Fra le cose che il titolare le mostrò, lei scelse tre completi: -“C’è un posto dove poterli provare?”- chiese candidamente.
    
    –“Mi dispiace”- borbottò il titolare –“normalmente chi viene a comprare qui, sa già cosa vuole.
    
    Comunque, c’è lo stanzino dove visionano le cassette. Se vuole...”- e glielo indicò.
    
    –“Ok. Andrà benissimo”- accettò Beatrice.
    
    Si diresse verso il ragazzo: -“Scusami. Ti spiacerebbe darmi una mano a scegliere? Non credo ci siano specchi, e vorrei sapere quale mi sta meglio” e lo prese ...
    ... sottobraccio, avviandosi verso lo stanzino.
    
    Scostata la tenda che fungeva da porta, questo si rivelò essere un vero buco: poco più di 1 metro per 1 metro, appena lo spazio per un piccolo televisore e un videoregistratore, e uno sgabello.
    
    Beatrice spinse lo sgabello verso il fondo e cominciò a spogliarsi: -“Io mi chiamo Beatrice, Bea per gli amici. E tu come ti chiami?”- fece al giovane.
    
    –“Daniele.”
    
    -“Daniele! Che bel nome! Mi sbottoni il reggiseno, per piacere?”
    
    Quello, con mano tremante per l’emozione, l’aiutò.
    
    Beatrice si sfilò pure le mutandine, poi indossò un completo in rosso: -“Allora, che te ne pare?”- chiese girando su sé stessa.
    
    Daniele mormorò qualcosa, confuso.
    
    Lei si tolse gli indumenti rossi e provò il completo nero, che le donava di più.
    
    Altra piroetta, altra risposta incomprensibile.
    
    Lei guardò il ragazzo negli occhi e gli chiese con falsa perplessità: -“Cos’è, non ti senti bene? O non hai mai visto una donna spogliarsi?”- e allungò una mano verso la patta per tastarla.
    
    –“Pare proprio di no. Sei arrapato come un porcello in calore. Bisogna fare qualcosa, o rischiamo che ti venga un infarto. Siediti qui.”- lo tirò nello stanzino e lo fece sedere sullo sgabello.
    
    Gli slacciò la cintura e tirò giù pantaloni e boxer: il pene svettò come una molla.
    
    Lei sorridendo prese a tirarlo e a massaggiarlo con una mano, e con l’altra carezzava i testicoli; poi si chinò e prese a tocchettarlo con la punta della lingua. Il glande era gonfio e ...
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