Il Monsignore
Data: 05/10/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Tibet
... tepore del suo corpo, alla morbidezza della sua carne, alla sua pelle vellutata. Lei si toglie la leggera camicia che indossa. Ora fra loro non c'è nessun ostacolo. Il seno contro la sua spalla, il braccio sul suo petto, la mano che leggermente accarezza i capezzoli di lui, il pelo del suo torace, la mano che curiosa e tenera scende, trova... stringe. E' naturale quanto succede in seguito. Il suo membro che subitaneo si indurisce, da tenero virgulto diventa un ramo di carne rigido e pieno di nervature, la mano che lentamente ma con decisione, con forza, lo masturba che libera dalla pelle del prepuzio la cappella congestionata e la ricopre e la scopre e ancora... ancora. Le mani di lui che cercano, violente quasi, stringono con forza il seno, i capezzoli diventati enormemente sensibili, li strizzano, li torturano poi la scoperta del suo sesso, quel tenero... quell'umidore e il profumo ineguagliabile della natura di donna. E' umano quello che segue, la natura, la vita che esige il suo tributo. Lui un uomo, lei una donna e il loro congiungimento. Null'altro ha importanza. Lui che la cerca e lei che lo accoglie. Con naturalezza. Poi... frenesia, passione, rantoli, gemiti e il piacere, forte, inebriante che li colpisce con violenza, tanto da lasciarli poi sfiniti, ansimanti, sbigottiti e felici. Quindi la curiosità. La scoperta dei loro corpi, i baci dati e ricevuti, le carezze interessate. E accade di nuovo. Il corpo possente di lui che copre quello esile di lei. ...
... La penetrazione lunga, prolungata ora, i colpi del ventre dell'uomo contro quello di lei, il grosso pene che allarga, sforza, che tocca ogni angolo della femminilità di lei e nuovamente l'orgasmo liberatore... il sollievo. E il dopo. Solo gli innamorati sanno la bellezza del dopo, dello scambiarsi tenerezze e del parlare, del piacere di raccontarsi, nel rivelarsi, nel conoscere, dell'ascoltare, del stare stretti, abbracciati, la pelle di uno contro la pelle dell'altra. E loro lo sono, sono padre e figlia e sono anche innamorati, vivono di un amore folle ma possibile. Le chiede se può chiamarla Margaret. E lei dice... si! Barbiati pensa e decide e stavolta sceglie per se e per la figlia, in favore della loro unione, ha sbagliato con Margaret e non è intenzionato a ripetere l'errore. No... vuole vivere da uomo e morire, quando sarà, da uomo. E' potente Barbiati, molto, perché sa molte cose e sa muovere le leve giuste a Roma ed è ricco di famiglia, non condizionabile, chiede che lo lascino andare, libero, senza vincoli e giocoforza accettano, accettano tutto basta che tutto avvenga nel silenzio. Barbiati rileva l'ipocrisia e ne è schifato, ma non gli interessa, vuole lasciare il clero, ritornare uomo. Andranno a vivere all'estero, Cuba, Repubblica Domenicana, Stati Uniti, Messico, Brasile... il mondo. Barbiati vive da uomo felice e fa felice la figlia ora sua moglie, la sua donna. Completamente, intensamente. Una unione perfetta. Un grande amore. Fine della storia.