Deja-vu. -10
Data: 07/10/2018,
Categorie:
pulp,
Autore: Ylgr
La tazza di tea si è ormai raffreddata quasi del tutto, ma la stringe ancora tra le mani per cercare conforto in quel poco di tepore che la ceramica le trasmette. Il tea non è mai stata la sua bevanda preferita, ma l'alternativa sarebbe stata una tazza d'acqua scaldata al microonde con del caffè solubile e non è ancora arrivata a volersi così male. Masochista si, ma fino ad un certo punto. Avrebbe voluto osservare il tramonto dalla finestra del motel in cui stanno alloggiando da ormai quattro giorni, ma le nuvole le hanno negato anche quel piccolo piacere. In ogni caso, complice anche il termoconvettore posizionato in prossimità dell'infisso e l'aria calda che vi fuoriesce, è rimasta in piedi ad osservare le nubi tingersi di rosso per poi scurirsi sempre più, cedendo il passo alle tenebre. Presto, per la differenza d'illuminazione con l'esterno, la sua immagine riflessa è stata l'unica cosa che è riuscita a distinguere chiaramente, se si escludono i fari delle auto che passano, rapide, sulla statale. Ha passato buona parte della giornata appena trascorsa a girare in auto per incontrare i parenti delle vittime di Willy Pete. Quello che in un primo momento era soltanto un sospetto dovuto ad una coincidenza, si era trasformato domanda dopo domanda in una pista. Tutti avevano cambiato abitazione negli ultimi anni. Se da un lato la cosa è riuscita a farle scordare almeno in parte la sua condizione personale, dall'altro l'interagire con quelle persone colpite da una tragedia ...
... insensata e dilaniate dal dolore che ha provocato, l'ha lasciata particolarmente provata. Son passati gli anni ma non è ancora in grado di evitare il contagio. L'empatia è una brutta bestia, in quella parte del suo lavoro. È un mondo strano quello in cui, per rimaner sani, bisogna mantenere meccanismi difensivi innaturali. Quello che conta maggiormente, per lei, è che sono riusciti a fare un passo avanti. Un vero passo avanti. Sorride amaramente e, dopo aver posato la tazza piena per metà sul piano dell'impianto termico, cammina scalza per la stanza, le braccia incrociate al petto per stringersi nell'accappatoio del suo compagno di stanza. Di sventura. Si mette a sedere sul bordo del letto e, senza pensare a nulla di preciso, osserva la stanza, prima di soffermarsi con lo sguardo sul comodino. Una sola fede, la sua. È andato via poco dopo il loro rientro al motel, dicendo che sarebbe andato a casa a recuperare alcune borse. Questo, quasi due ore fa. Considerando il percorso e l'eventuale traffico, sarebbe dovuto rientrare da un pezzo. Da almeno mezz'ora, ad occhio e croce. Svogliatamente prende il telefono ed esita, prima di scorrere col dito per sbloccare il display. L'ultima chiamata in uscita, non inerente il lavoro, è stata quella fatta verso il numero di suo marito. Si è chiesta più volte, negli ultimi giorni, se doveva, se poteva ancora chiamarlo così. Il fatto non le abbia mai risposto in questi giorni, la fa propendere per un secco no, come risposta a quelle domande. Così, ...