Escamotage
Data: 09/10/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: lavi
Sono in ritardo. Sono maledettamente in ritardo. Mi starai aspettando fuori la stazione e ti chiederai dove sia finita. Il treno è lento, cazzo, arriveremo tardissimo. Mi dispiace, ma non posso fare nulla se non mordermi le unghie e contare ossessivamente i minuti. Una ragazza mi domanda l�ora ed io mi limito a mostrarle lo schermo del cellulare, preferisco non ascoltare il suono della mia voce rotto dall�ansia. Finalmente, la mia fermata. Non è quella dove scendo di solito, è più buia; ma mi hai dato appuntamento qui perciò non appena le porte si aprono schizzo sulla banchina e localizzo l�uscita. Faccio le scale di corsa e sono fuori. Fa freddo e sono vestita troppo leggera, come al solito. Ma stasera volevo essere carina, ci saranno tutti i tuoi amici; perciò reprimo un brivido e mi avvicino alla macchina, l�unica in doppia fila. Apro lo sportello e inizio subito a scusarmi, ho fatto davvero tardi, tesoro, perdonami� E giù a raccontarti gli imprevisti, la lentezza dei mezzi, le solite storie. Tu non mi guardi. Non appena sono salita, hai messo in moto e ora guidi con espressione concentrata. Impegnata a sistemare la cintura, non noto che non mi hai neppure salutata. Il tragitto per fortuna è breve, restiamo in silenzio. Solo quando siamo nei pressi della villa mi domandi dove sia stata la sera prima. A casa, rispondo, poi di nuovo silenzio. Parcheggi sul prato già pieno di macchine. Il vialetto è illuminato e lo percorriamo fianco a fianco, mentre già si sentono musica e ...
... voci di invitati. E� la festa di laurea di una tua amica, penso che sia stato davvero gentile da parte sua chiederti di portare anche me, in fin dei conti non la conosco per niente. Quando entriamo resto un po� spaesata: l�atrio è enorme, tutto decorato e stracolmo di gente. Se non si sono ancora mossi di qui, forse non abbiamo fatto così tardi� Ma intanto tu hai incontrato qualcuno, un tipo non molto alto che parla come un vecchio zio e ti riempie di pacche sulle spalle. Ti resto accanto con un sorriso di circostanza, quello riservato alla categoria �vecchie zie�, mentre ti districhi in una conversazione banale con il tizio. Non mi presenti, né lui mi nota. Così lascio correre lo sguardo sugli invitati, sulle piante ornamentali in vaso, sul soffitto con l�affresco� Viene naturale chiedersi quanti cazzo di soldi abbia la famiglia della tua amica, poi mi torna in mente che si è laureata in architettura e che anche il padre fa l�architetto. Un ragazzo mi dà involontariamente una spinta e io barcollo. Sorrido per accettare le scuse che mi rivolge al di sopra del volume della musica. Poi mi giro e mi rendo conto di averti perso. Forse il tipo con cui parlavi ti ha portato a prendere da bere. Mi faccio largo tra la gente in direzione di un arco che intravedo sulla sinistra: dà sul salone, una stanza lunga disseminata di divanetti su cui le persone siedono chiacchierando, o stanno stravaccate a bere. Niente bicchieri di plastica, non posso fare a meno di notarlo; tutti sono muniti ...