Escamotage
Data: 09/10/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: lavi
... di quei calici usa e getta, ma che quasi sembrano di cristallo vero. Qualcuno mi saluta, finalmente un viso familiare! E� un tuo amico, uno di quelli che conosco abbastanza, e scambio due parole con lui. Mi chiede dove sei, scuoto la testa e gli dico che non ne ho idea, ti ho perso di vista all�entrata e ti sto cercando anch�io. Lui sorride, mi fa l�in bocca al lupo perché ritrovarti in questo casino non sarà semplice. Poi lo chiamano dai divani, mi fa un cenno e torna a sedersi. Ora mi sento un po� a disagio, penso che se proprio devo starmene in mezzo a tutta questa gente sconosciuta voglio un calice finto anch�io. Mi metto a cercare il tavolo dei drink, anche se visto il tono della festa non è improbabile che ci siano dei camerieri che girano per servire da bere. Io comunque non ne incontro. A furia di chiedere permesso e di ricevere in cambio occhiate indifferenti, se non addirittura malevole (avrò messo un vestito adatto? Ecco che la mia autostima inizia a vacillare) arrivo in una stanza meno affollata, forse perché qui il volume della musica è davvero sgradevole, ferisce le orecchie. Un rapido sguardo e non ci sei. Mi sposto di nuovo, comincio ad essere sudata e non vorrei avere un calo di pressione proprio ora, sono convinta che questa gente mi calpesterebbe se dovessi accasciarmi qui. Nella stanza di fronte l�aria è più fredda: le vetrate delle finestre che danno sul giardino sono spalancate, mi sa che ho trovato la sala fumatori. Mi appoggio al davanzale e respiro a ...
... fondo l�aria umida. Il vestito mi si è incollato addosso e probabilmente domani avrò il raffreddore, ma me ne frego e accendo una sigaretta per calmarmi, prima di riprendere la ricerca del bar e di te. Fumo guardando il prato, e all�improvviso sento la mano che stringe la borsetta vibrare, è il telefono. Un messaggio. Tuo. �Sali� c�è scritto e basta. Ok, penso, ci sarà una specie di raduno privato della cerchia di amici più stretti. Un ultimo tiro, getto via la cicca e torno nel corridoio principale, cercando con gli occhi una scala. E� là in fondo, direzione opposta rispetto all�entrata: una scalinata a chiocciola che però sale dolcemente, con curve ampie e armoniose. Il corrimano in legno è liscio al tatto, vi lascio scorrere la mano sfiorandolo appena. Al primo piano mi si presenta un corridoio pieno di porte tutte identiche, tutte chiuse. Avanzo sul tappeto morbido, perplessa. Sento delle voci, ma tra la musica e la confusione non riesco a capire da dove provengano. Senza alcun preavviso, la porta che ho appena oltrepassato si spalanca e sono afferrata per un braccio e trascinata dentro con forza. Il movimento è fluido, ma quando la mano mi lascia non riesco a tenermi in equilibrio e scivolo ai piedi di un letto. Mentre mi sorreggo alla sponda di legno tentando di rialzarmi, sento il rumore della porta che viene chiusa. A chiave. Mi raddrizzo, passi alle mie spalle. Sei tu. Sono sorpresa, accenno un sorriso ma uno schiaffo violento mi colpisce e la testa si piega. Chiudo ...