Mai dire "mai più..." (prima parte)
Data: 13/10/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: ghibellino, Fonte: Annunci69
... senz’altro. Anche questo pomeriggio, se per te va bene. Io sono impegnato in studio fino alle 16. Se passi da me dopo le 16, diciamo 16,15 o 16,30 sono completamente libero.-
- Va bene, ti ringrazio. A questo pomeriggio, allora.-
“Gli inconvenienti della nostra situazione” aveva detto. Mi rendevo conto sempre di più quanto fosse di sollievo condividere con un proprio simile gli “inconvenienti” di cui soffrivo.
Nel pomeriggio per prima cosa andai alla farmacia a prelevare le altre dosi di farmaco. Mi ero munito di una cartella per non andare in giro con il sacchetto trasparente della farmacia. Non c’era la solita farmacista del mattino, ma fu un uomo a consegnarmi il medicinale, con assoluto aplomb professionale. Ne uscii quasi euforico, come se avessi appena compiuto un’impresa temeraria. Passeggiai un po’ nelle vie dello shopping per far trascorrere il tempo che ancora mancava all’appuntamento con Gilberto.
Lo studio di avvocato si trovava al primo piano di un prestigioso palazzo storico, in pieno centro, con tanto di targa di ottone a fianco del monumentale portone d’ingresso. Salii l’austera scalinata e suonai il campanello. Fu lo stesso Gilberto ad aprirmi:
- Ciao Alfredo, entra, sono contento che tu abbia deciso di chiamarmi. -
- Devo essere sincero: quando me l’hai proposto non ci pensavo proprio. Adesso devo ringraziarti della tua iniziativa. Condividere questa condizione mi fa sentire meno disperato. -
Entrammo in un breve corridoio che dava in ...
... una saletta con una scrivania posta sotto un’ampia finestra. Dopo averla attraversata entrammo nello studio di Gilberto, una grande stanza con soffitto a cassettoni. Un’imponente libreria colma di volumi riempiva una parete; su quella di fronte facevano mostra alcuni quadri astratti, appesi sopra un ampio divano beige, di fronte al quale era collocato un basso tavolino, che reggeva un portatile collegato ad un monitor. Di fronte alla porta d’ingresso, sotto una grande finestra, c’era una monumentale scrivania con sopra alcuni faldoni di documenti. Mi sembrava un po’ strano che in un pomeriggio di giorno feriale l’ufficio di un importante avvocato fosse tanto deserto; né un cliente né un impiegato; nemmeno qualcuno che rispondesse al telefono. Gilberto mi fece cenno di sedermi sul divano, poi, come se mi avesse letto nel pensiero, mentre si sedeva accanto a me disse:
- Ormai questo studio serve solo a contenere la mia solitudine. Non lavoro quasi più. Sono un avvocato civilista, mi sono tenuto solo alcuni tra i miei più vecchi e affezionati clienti. Gli altri li ho dirottati allo studio di mia figlia e di mio genero. Anche la mia segretaria e il mio impiegato sono andati a lavorare da loro. Perciò, sono quasi sempre qui da solo. -
Parlava con tono malinconico, come se con il vigore sessuale se ne fosse andata anche buona parte della voglia di vivere. Lo capivo molto bene, cominciavo a sentirmi affratellato; in qualche modo mi riflettevo in lui, anche se non ero mai stato ...