London calling
Data: 31/10/2018,
Categorie:
Etero
Autore: livingfire
(Consigli, proposte, insulti e qualsiasi commento vi venga in mente, è tutto ben accetto. Scritto di getto, neanche riletto.)
Ero a Londra da poco, ed avevo aspettato settimane. Il tempo era volato via veloce, con l'intensità di chi ricomincia da zero e, di fronte, ha solo impegni e faccende da risolvere. Le ultime due settimane le avevo passate come ospite. Ogni notte avevo alternato letto nello stesso appartamento, in accordo con le necessità della padrona che, al periodo, aveva ben deciso di intrattenere un paio di "relazioni" parallele.
Quelli che avevano varcato l'uscio erano tutti personaggi un pò strani, con orari fuori dalla norma e vite al limite.
Ma in fondo mi erano sempre piaciuti gli ambienti un po' fuori dalla norma, in cui è facile perdersi.
Al tempo però avevo necessità di regole, ordine, ed autodisciplina.
Così la notte la trascorrevo dormendo vestito, con qualcun altro che scopava nella stanza affianco e nel letto in cui, probabilmente, avrei dormito la sera successiva. All'alba uscivo di corsa per un caffé caldo e un posto sicuro dove fermarmi a cercare tra gli annunci di appartamenti, di lavoro e i siti di uffici governativi.
Fu dopo una decina di giorni in quelle condizioni che ricevetti l'invito di lei: "Ho prenotato una stanza d'albergo stasera e abbiamo due biglietti per il teatro. Ho voglia di andarci insieme".
Viola era un po' la causa e la fine di tutto allo stesso momento. Era una ragazza mora, dagli occhi profondi. Un ...
... corpicino un po' nascosto che sprigionava sensualità ed erotismo. Un seno molto abbondante, un sedere dipinto, dei meravigliosi capelli castani che le ricadevano sulla schiena.
La classica ragazza che tende a mostrarsi per chi è dentro, prima che esteticamente, anche se non era esente da un pizzico di vanità. Era colta, intelligente e brillante, sicura di sé ma allo stesso momento insicura per quanto riguarda la vita. Era una miscela di elementi eterogenei che rappresentava un'attrazione forte alimentata dal pericolo di una cocente delusione.
Io non mi sfioravo da più di una settimana, vuoi per la situazione logistica, vuoi per l'assenza di un momento di relax costretto com'ero ad affrontare un mondo nuovo e straniero senza aiuti. Con la guardia alta 24 ore su 24.
"Today is the day", pensai, prima che riparta. Viola era infatti in procinto di ripartire. Sapeva che avrei voluto restasse, a cercare una nuova vita in quella città grigia, ma non era tempo per legami per lei. Questo senso di fine aveva aleggiato sopra di noi per settimane. Quella notte però avremmo vissuto un tempo senza tempo, come se non ci fosse stato un domani.
All'appuntamento, davanti al teatro, arrivò di corsa e trafelata. Aveva perso tempo tra cura dell'intimo, dell'igiene e scelta del vestito adatto. Il risultato avrebbe giustificato qualsiasi ritardo. Aveva una gonna corta, con delle splendide calze nere sotto e degli stivali di gusto particolare. Sotto il cappotto una veste corta sempre nera ...