1. Agatha, o il viaggio degli incontri


    Data: 03/11/2018, Categorie: Etero Autore: siempreganas

    ... droga si cercano e si ricercano costantemente, nei flirt al lavoro, in palestra, o anche casualmente, alla stazione dei treni o su un autobus. A noi accadde più normalmente in un locale, accompagnati dalla musica e facilitati da qualche grado alcolico nel corpo. Poi tutto svanì, ci rimettemmo a sedere e ricominciammo a parlare del più e del meno. La nostra fu una bella conversazione, piacevole e senza nessuna tensione erotica. Fatto sta però che usciti dal locale chiamammo un taxi, che ci portò nel suo piccolo appartamento. Era un bilocale con un soppalco, mi disse che quando le capitava un ospite lo faceva dormire lì su. Ci preparammo il bicchiere della staffa, un gin con acqua tonica e molto ghiaccio. Parlava, parlava, parlava e parlavo. La situazione sembrava bloccata, almeno fino a quando non la vidi fare quell'espressione. Eravamo seduti l'uno vicino all'altra e ad un certo punto lei alzò gli occhi al cielo, indispettita da tutto questo indugiare. Era un chiaro messaggio. Non me lo feci ripetere due volte e la baciai, la baciai così appassionatamente che poco dopo lei mi riversò sul divano per spogliarmi della camicia con una foga animalesca. Mi stava a cavalcioni, ed evidentemente le faceva piacere sentire tra le gambe il mio membro eretto e smanioso di uscire fuori. Gli strusciava sopra il suo sesso ancora ricoperto dai leggings attillati che mettevano in evidenza delle labbra fameliche, vogliose di avvolgere quel cazzo ancora costretto dai jeans. Era lei che ...
    ... gestiva tutto; scese con le sue labbra dalla mia bocca al collo e poi al petto e alla pancia fino ad arrivare a leccare la fibbia dei miei pantaloni, la patta e i bottoni che nascondevano l'oggetto dei suoi desideri. Sdraiato mi godevo la scena che mi presentava continuando a guardarmi lasciva negli occhi. Mi slacciò, mi sbottonò e tiro fuori dai boxer il mio cazzo pulsante. La cappella non fece in tempo a respirare l'aria di quella appartamento così lontano da casa mia, che la ragazza se lo infilò in bocca fino alla gola, succhiandolo avidamente. La lasciai fare, fino a quando non mi parve che l'eccitazione e il godimento rischiavano di far finire il gioco troppo presto. Capovolsi la situazione, mi misi in ginocchio sul divano e stesi lei sulla schiena. Le sfilai facilmente i fuseaux e ne uscì un afrore di femmina umida che mi inebriò. Mi immersi in quel profumo che divenne nettare da sorbire. La asciugai leccandola e, non pago, continuai a scavare con la punta della lingua tra le grandi e le piccole labbra della sua vulva. Ero insaziabile e mi spingevo sempre più in fondo alla ricerca del miele, come un orso in calore. Infine spostai la lingua sul clitoride, che era così grande che dovetti succhiarlo come un piccolo pene. Mi rigirai per ripristinare l'equilibrio e, mentre la penetravo con le dita e le titillavo il piccolo membro con la lingua, lei ebbe modo di ricominciare a succhiarmelo, questa volta più lentamente, e accompagnando il movimento con dolci carezze sulle ...