1. L'operaio


    Data: 07/11/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: Raccontando

    Era già un po’ di tempo che non facevo del buon sesso. Qualche incontro occasionale, conclusosi con la solita sequenza, mi aveva lasciato un senso di noia e insoddisfazione. Probabilmente il momento migliore era quando mi segavo, immerso nelle mie torbide fantasie.
    
    Tornando da lavoro, mi accorsi che nel cortile in cui abitavo, e in cui si affacciavano più palazzi, c’erano diversi cartelli in cui si diceva che da lì a qualche giorno sarebbe stato impossibile parcheggiare le auto per via di lavori che sarebbero durati diversi giorni.
    
    Già immaginavo la reazione dei condomini meno rispettosi che avrebbero completamente ignorato l’avviso. E infatti, come volevasi dimostrare, diversi inquilini non rispettarono il divieto e i lavori iniziarono con notevole disagio.
    
    Una mattina che ero libero, uscito per fare la spesa, mi imbattei in alcuni operai che erano fermi per una pausa. Ne approfittai per scambiare qualche chiacchiera e per chiedere quando sarebbero terminati i lavori. Questi mi risposero che era impossibile stabilire l’esatta durata, dal momento in cui diverse famiglie continuavano a non rispettare il divieto imposto. Si parlò, così, del più e del meno, dell’inciviltà e di come certe persone proprio erano irrispettose del vivere civile. Tra i lavoratori mi colpì uno sulla quarantina, moro, con una bella barba folta, un visto dai lineamenti virili ma delicati, due grandi occhioni neri, un sorriso accattivante. Non era molto alto ma aveva due spalle belle larghe e, ...
    ... benché la loro tuta da lavoro fosse bella larga, si poteva tranquillamente percepire l’armoniosità del corpo temprato dal faticoso lavoro.
    
    Ma ciò che più mi colpì dell’operaio, al di là della sua avvenenza, era il tono non curante con cui parlava di questi condomini irrispettosi. Sembrava che a lui quasi non importasse, anzi pareva proprio che la pensasse come loro.
    
    Il suo atteggiamento così strafottente mise in movimento le mie pulsioni più recondite.
    
    Dopo qualche giorno, nel primissimo pomeriggio, tornando a casa lo incontrai, solo, che riponeva le attrezzature in un furgoncino. I suoi colleghi non c’erano. Lo salutai e gli chiesi, con tono scherzoso, se fosse stato abbandonato dai suoi compagni di lavoro. Mi rispose che avevano stabilito una turnazione in base alla quale ad uno di loro toccava mettere a posto, e quel giorno spettava a lui. Poiché aveva praticamente finito, gli chiesi se avesse gradito un caffè. Non rispose subito. Mi guardò giusto qualche istante e poi accettò. Abitavo al settimo piano e, nell’ascensore, mi chiese di cosa mi occupassi. Gli risposi che ero un avvocato. Sorrise.
    
    Quando entrai in casa salutò con un forte “buon giorno” ma io gli comunicai che abitavo da solo.
    
    «E riesci a mantenerti da solo così giovane?», mi disse con un sorriso sornione.
    
    «Ho trent’anni», risposi.
    
    «Quindi devi essere un avvocato bravissimo se a trent’anni già vivi solo e puoi mantenerti in una casa così… cavolo che casa!»
    
    Ammisi che lavoravo, con i miei ...
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