1. L'operaio


    Data: 07/11/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: Raccontando

    ... lo leccavo, gli accarezzavo i coglioni e tutto questo ad occhi chiusi, trasportato da uno stato di estasi indicibile.
    
    Dopo un tempo infinito, la mascella mi faceva male ma diventavo sempre più ingordo. Ero attaccato a quel cazzo in maniera spasmodica.
    
    «Guardami!», disse in tono perentorio. Solo allora alzai lo sguardo e mi si gelò il sangue. Lo stronzo era col cellulare e dall’alto stava riprendendo il pompino. Mi ritrovai con la cappella all’altezza del mento, gli occhi sbarrati e in quella posizione cominciò a sborrare. I primi schizzi partirono lontani perdendosi sul muro di fronte, gli altri direttamente sul mio viso, sugli occhi, sulla bocca. Il senso di terrore mi teneva bloccato. Aveva ripreso tutto? Che stupido ero stato!
    
    Sul suo volto era dipinto un sorriso beffardo e malizioso. Solo allora mi alzai di scatto cercando di afferrare il telefono. Ma con l’altra mano mi bloccò. Era fortissimo.
    
    «Cancella subito quel video, non fare lo stronzo!»
    
    «Uh guarda, la signorinella si è arrabbiata. Che fai mi graffi?»
    
    «Vedi che ti faccio passare i guai. Sono un avvocato». Ma non ero convincente nemmeno a me stesso.
    
    «Ah ah ah» rise di gusto. «Un avvocato pieno della mia sborra sulla faccia. Non vedo l’ora di dire a tutti che il figlio dell’avvocato Todaro è un gran succhia cazzi!»
    
    «Io ti denuncio per violazione della privacy!»
    
    «E denunciami. Io non ho nulla da perdere. Lo sanno tutti che mi scopo maschi e femmine. Tu invece? Cosa succederebbe alla tua ...
    ... famiglia se il video cominciasse a girare?»
    
    Capii che le sue minacce non erano vane.
    
    Cercai di rabbonirlo e di adottare un tono più conciliante.
    
    «Dai, per favore, perché mi vuoi rovinare?»
    
    «Perché mi stanno sul cazzo i fighetti come te, figli di papà che fanno gli uomini vissuti. Tu poi … comunque sei brava, una brava bocchinara!»
    
    «Ho capito quanto vuoi?»
    
    «Ehi ehi, calmo bambolotto. Intanto fammi il caffè. Eravamo qui per questo no? Anche se poi ti sei messo a ciucciarmi il cazzo.»
    
    Gli preparai il caffè e glielo portai. Era nel salotto, comodamente steso sul divano. Mi irritai quando notai che non si era neanche tolto le scarpe.
    
    «Puoi mettere giù i piedi? Mi sporchi il divano!»
    
    «No», rispose secco gustando il caffè.
    
    Allora mi avvicinai cingendogli le caviglie per mettergli i piedi giù. Oppose una salda resistenza. Era davvero forte.
    
    «Toglimi le scarpe!»
    
    Non so perché, ma il tono di comando mi creava sempre un effetto strano, come una specie di sortilegio da cui non mi sapevo sottrarre.
    
    Gli slacciai le scarpe e non mi accorsi neanche che lo facevo in maniera completamente devozionale. Appena gliele sfilai la mia vista fu deliziata da due bei piedoni coperti da calze di spugna e le mie narici furono sommerse da un’essenza afrodisiaca. Cominciai a massaggiargli i piedi senza che lui mi dicesse nulla e, nel farlo, li avvicinavo sempre di più al mio volto.
    
    L’operaio, senza tatti complimenti, premette le sue belle piante sul mio viso ed io ...
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