169 - Papà Massimo e la sua Eloisa
Data: 08/11/2018,
Categorie:
Etero
Incesti
Autoerotismo
Autore: ombrachecammina, Fonte: RaccontiMilu
... portarsela a letto.L'attimo durò circa mezzora, poi la vidi ricomparire, si era infilata un vestitino corto di un pallido color albicocca e ai piedi indossava un paio di scarpe con il tacco medio, in tinta con il vestito. La parte superiore, arricciata sotto al seno e scollata a balconcino si inerpicava sulle spalle con due semplici bretelline. Si voltò per andare a salutare sua madre e la vidi anche da dietro. L'abito scendeva fin sopra al solco del sedere con un ampio scollo a �V� e seguiva poi la forma del sederino, evidenziandone la forma e la fantastica sporgenza. Le cosce da mordere e accarezzare all'infinito, i polpacci ben modellati e le caviglie fini completavano il fantastico quadro d'insieme. Ebbi in quel momento un flash e il mio cervello si riprese dall'intontonimento, mi alzai dalla poltrona e la seguii fuori dalla porta.Salimmo sull'Alfa 159 presa a noleggio e chiesi ad Eloisa.......�Conosci un buon ristorante??��Si ne conosco uno ma è un po' caro......��Non ti preoccupare per il costo, per fortuna non ho problemi economici, indicami solo la strada perché come saprai è parecchio che non vengo a Milano......�La sentii per la prima volta ridere, mi voltai un istante a guardarla, il suo smagliante sorriso mi fece notare i suoi trentadue denti bianchissimi e gli occhi che brillavano sorridendo anch'essi. Era mia figlia, lo sapevo, ma non riuscivo però a resistere a non guardarla. Era di una bellezza folgorante. Liliana era bella, Rachel era meglio di Liliana, ma ...
... Eloisa era ancora parecchi scalini sopra di loro. Quand'era salita in macchina per una frazione di secondo avevo intravisto le sue mutandine bianche e avevo sentito dentro alle mie mutande una leggera e significativa contrazione. Poi lei lesta si era premurata di pizzicare tra le dita il bordo del vestito e tirarlo di qualche centimetro un po' più in basso.Entrammo al ristorante e mi sentii orgoglioso d'essere al fianco di mia figlia. Lei calamitò gli sguardi di tutti, uomini e donne la seguirono con lo sguardo fin quando, giunti al tavolo, io non le spinsi la sedia sotto al sedere. Dopo qualche minuto, un cameriere allupato, ci portò il menù e sorrise ad Eloisa in modo molto significativo.Mangiammo bene e alla fine, abituato ai ristoranti americani dove si pagavano cifre da capogiro, mi sembrò di pagare poco in confronto alla qualità e alla quantità del cibo servito. Durante la cena, lei mi descrisse la sua vita, dall'asilo passando alle elementari e così via, fino al compimento dei suoi diciotto anni, avvenuto una quindicina di giorni prima. Cenai, con gli occhi fissi su di lei, quel modo di parlare, la sua voce melodiosa, gli occhi che esprimevano ancor più delle parole, i suoi sentimenti e il suo umore, relativo alle cose che mi stava raccontando, calamitarono la mia attenzione e mi cancellarono tutti i i pensieri dal cervello. Mi sentivo stregato, quasi come se fossi drogato, un povero e maturo uomo di fronte alla pura rappresentazione della femminilità.Era mezzanotte ...