La Gentile Clientela
Data: 13/11/2018,
Categorie:
Etero
Sesso di Gruppo
Lesbo
Autore: SimoH, Fonte: RaccontiMilu
L�estate era iniziata da poco e io ero riuscito a trovarmi un lavoro in un bar di nuovissima apertura vicino casa mia. Era la mia prima esperienza lavorativa seria, con un contratto (anche se a tempo determinato) e tutto il resto, e mi serviva per mettere da parte qualcosa per ultimare gli studi, prima di tentare di �spiccare il volo� nel mondo del giornalismo. Avevo pensato che per un�estate avrei potuto rinunciare alla classica vacanza con gli amici tutta piscina, sole, costumi e liquidi dall�ingente tasso alcolico, ma la mancanza di tutti quegli elementi aveva cominciato a farsi sentire fin da subito. Certo ogni tanto qualche mio amico passava a trovarmi, ma essere io il tipo che gli spillava la birra e non poterla bere con lui era quanto di più simile a una raffinata e perversa tortura cinese sarei mai riuscito ad immaginarmi.Se non altro però c�era di bello che potevo fare parecchie conoscenze. Non avevo molti amici nel quartiere, e raramente uscivo intorno casa mia, preferendo prendere la macchina e andarmene in centro, o in qualche borgo non troppo lontano, così non avevo mai avuto occasione di vedere in faccia quelli che, in fin dei conti, erano i miei vicini di casa. C�era, per esempio, questo gruppo di ragazzi poco più piccoli di me, che cominciarono a venire al bar pochi giorni dopo l�apertura. All�inizio erano solo �Buongiorno� e �Arrivederci�, qualche caffè o un Cremino, ma pian piano cominciarono a sciogliersi con me, capendo che ero un �tipo a posto�. ...
... Cominciarono a venire più spesso e a rimanere più a lungo, attaccando bottone con me e portando qualche altro amico. A volte si fermavano a vedere una partita al televisore fuori, mi ordinavano qualche birra e, se la situazione del bar lo permetteva, mi invitavano a sedermi con loro. Fu così che un giorno mi presentarono Gina.Devo ammettere che la prima impressione non fu delle migliori. Era una diciannovenne piuttosto acerba, esile da far paura. Sembrava si potesse spezzare anche solo avvicinandoglisi. Aveva la pelle pallida e un naso aquilino sul viso affilato e sottile, messo ancora più in risalto dal taglio corto, o piuttosto cortissimo, dei suoi capelli nero corvino. La prima volta che venne al bar aveva un paio di jeans scoloriti e una semplicissima t-shirt bianca che, nonostante fosse aderente, evidenziava soltanto una mancanza di curve. Un paio di Converse ai piedi completavano il quadro che non accese la mia immaginazione da florido venticinquenne.Per lei però doveva essere diverso: sarà stato il fascino del ragazzo più grande, o il fascino del lavoro che facevo, o magari le due cose messe insieme, ma si notava che cercava, discretamente, di attirare la mia attenzione. Passò dall�ordinarmi cedrate e gelati alle birre e ai cocktail, sperando forse di darsi quelle arie da ragazza vissuta, spensierata e trasgressiva che pensava mi avrebbero colpito. Erano carini quei suoi tentativi, mi facevano sorridere e mi lusingavano. Non ero (non sono) un Adone, una bellezza canonica ...