La passeggiata
Data: 16/11/2018,
Categorie:
Etero
Autore: passepartout
... speranze. Non vivevamo insieme, ognuno di noi aveva desiderato mantenere la propria libertà, quasi in un gesto di rispetto nei confronti dell’altro, per non soffocarlo, eppure, quando stavamo insieme, sembravamo una cosa sola, bastava un gesto e ci capivamo, quando ero di malumore lei sapeva sempre come farmi sorridere, io sapevo come quietare la sua rabbia, sapevo che dietro una corazza, c’era una donna che desiderava soltanto essere amata, con le sue virtù ed i suoi vizi. Lo vuoi bere un buon tè? Le chiesi interrompendo un silenzio protratto per più di mezz’ora. Dove mi porti? Disse sorridendomi. Da Makasar, Guido ci servirà un ottimo infuso e noi ci rilasseremo nel caldo del suo emporio, come ti sembra come idea? Adoro il tè, lo sai, è lontano da qui? Qualche minuto e ci sederemo, ti assicuro che vale la pena di camminare tanto per un tè da Guido. Svoltammo dopo qualche minuto su Ponte Vittorio Emanuele, e attraversando Via della Conciliazione, arrivammo nel pittoresco Rione di Borgo Pio, proprio a ridosso di San Pietro, quartiere di ristoranti, alberghetti e case vecchie, con stretti vicoli, dove le macchine faticano a passare e sostare. Era buio ormai, entrammo infreddoliti, salutai Guido e ci accomodammo in un tavolo lontano dalla vetrina, nell’angolo opposto. Mi tolsi il cappotto e Nausica si tolse la giacca lunga che indossava. Sotto aveva una camicetta bianca che la fasciava completamente, aperta sul generoso decolletè, un anello di oro bianco lavorato, forse un ...
... ricordo dell’Egitto, impreziosiva la sua estremità. Guido ci portò un infuso giapponese, con dei biscotti allo zenzero, si allontanò e riprese il suo posto dietro il bancone, la giornata stava per finire, c’erano un paio di avventori che sorseggiavano caffè turco chiacchierando del più e del meno con il proprietario. Nausica mi prese le mani calde e le chiuse nelle sue gelide estremità, il silenzio ci avvolse di nuovo, ma il tepore di quell’angolo di Roma rendeva l’atmosfera intima e familiare. Sentii il suo piede strusciarsi contro la mia caviglia, sorrisi, lei ricambiò maliziosamente, mi liberai delle sue mani e feci scivolare la mano destra sotto il corto tavolino, afferrai il suo ginocchio sinistro e lentamente risalii lungo la coscia, fino ad arrivare alla fine delle autoreggenti, toccai con la mano fredda il lembo di carne, Nausica ebbe un brivido, la pelle si fece d’oca, continuai a salire fino al sesso, sfiorai la sottile lingua di stoffa che copriva la fica, era bagnata di umori, la scostai e cercai il clitoride, lo trovai gonfio ed eretto alla sommità delle labbra, feci scendere il dito medio tra la fessura, a disegnare una linea verso il basso, i suoi pugni erano stretti sul tavolo, i capezzoli turgidi spingevano sotto la camicetta. Con lo sguardo m’implorava di continuare, mentre le guance divenivano purpuree, infilai altre due dita nel sesso rorido, muovevo il polso verso il basso con sempre maggiore energia, Nausica non sapeva come arginare il piacere che la stava ...