Il regalo
Data: 06/12/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Daiquiri
... una soluzione e quello, dopo qualche telefonata, ci disse che in via del tutto eccezionale, avrebbe potuto procurare quel particolare componente presso un suo fornitore, ma non disponendo dell’elevata somma necessaria, o mio marito glie l’anticipava in contanti, oppure andava con lui per pagare quel ricambio con la sua carta di credito.
Decisi di attendere in officina, nell’angolo dedicato all’attesa clienti e seguii con lo sguardo mio marito e quel tipo salire su un furgoncino sporco e malconcio e lasciare l’officina, mentre gli altri operai lavoravano su una vecchia auto.
Mi accomodai su un divanetto economico in finta pelle rossa in quella specie di salottino, posto all’angolo del capannone, vicino gli uffici ed ai gabinetti. A completare l’effetto sala d’attesa, un tavolinetto basso con qualche sgualcita rivista, un televisore appeso alla parete, accesso su un canale musicale e due macchinette automatiche distributrici di bevande e merendine.
Rimasi lì, scocciata ed annoiata a sfogliare quelle sudice riviste, trovandone tra tutte quelle di motori, una di gossip femminile, anche se di qualche mese prima.
Poco dopo, l’unica donna di quella piccola sgangherata azienda, una trentenne vestita come una quindicenne e dal trucco un pò vistoso, uscì dalla segreteria, scambiò un paio di battute sguaiate con i tre operai ancora al lavoro, accostava in segno di chiusura le due grandi ante di lamiera del capannone e se ne andava a godersi il weekend, senza nemmeno ...
... salutarmi.
I tre operai, uno sui trenta, gli altri due più grandi, erano nell’angolo opposto del capannone, probabilmente presi più a commentare qualcosa su di me piuttosto che fare il loro lavoro.
Li osservavo, più per noia che per interesse, guardando senza farmene accorgere sopra le pagine ingiallite della rivista che sfogliavo distrattamente.
Poco dopo, il giovane si staccò da quel gruppetto e lo vidi venire verso di me, voltandosi un paio di volte verso gli altri due, che ammiccavano.
Puntò dritto al distributore di caffè, mise una mano sudicia nella tasca della sua tuta blu da lavoro, tirò fuori qualche moneta ed iniziò ad infilarle nella macchinetta. Poi si fermò, attese un attimo, si girò verso di me e disse “Signorina, lo vorrebbe un caffè ?”. Abbozzai uno sprezzante sorriso mentre dicevo di no.
Lui insistette : “Magari preferisce un tè, un cioccolato caldo...”. “No, grazie”, dissi senza alzare lo sguardo, ma intuendo che quello non si sarebbe fermato lì...
“Magari la signora preferisce questo...” gli sentii dire con voce più seria, mentre si era fin troppo avvicinato a me. Alzai lo sguardo e me lo trovai proprio di fronte, con una mano che stringeva il pacco già gonfio sotto la sudicia tuta da lavoro.
D’istinto provai ad alzarmi, ma una sua mano sulla mia spalla mi costrinse a ripiombare pesantemente seduta sul divanetto di similpelle.
“Che intenzioni hai, cretino, sono una cliente e tra un pò torna mio marito ed il tuo principale...” dissi, ...