Chissà quale è il tuo nome
Data: 11/12/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Marta Carloni
... dolore che non ha niente a che fare con la musica, sembra che sia qualcosa di antico, rimasto incastonato troppo a fondo per poter essere nascosto. Annuisco, e prendo un sorso dal mio bicchiere, pensando a quali saranno le mie prossime parole, "Cosa ti stavano dicendo?" "Niente che possa essere descritto a parole, ma non credo ce ne sia bisogno" Lo dici piano, con la voce di chi ha paura di rivelare un segreto per cui il mondo non è pronto. Si, decisamente mi incuriosisci. Parliamo ancora, tu studi, belle arti, ti piace dipingere e tirare fuori l'anima per inchiodarla sulla tela, fissarla con la pittura e offrirla a chiunque abbia il cuore di percepirla, ti piace venire qui sola, per stare in pace, per conoscere qualcuno di nuovo; mi ti racconti e io ti accenno qualcosa di me, poco però, non voglio scoprirmi, non voglio rischiare che tu perda curiosità. Due drink se ne vanno per te durante la serata, per me solo un altro bicchiere, voglio rimanere lucido, mantenere il controllo; quando ti alzi hai gli occhi leggermente lucidi per l'alcol, vai in bagno e poi vorresti uscire per fumare mi dici, io pago quello che abbiamo bevuto e rollo due sigarette, una per me e una per te. Ti aspetto all'ingresso e ti prendo la mano quando mi raggiungi, sembri non farci caso, ma vedo un brivido scuoterti leggermente. Una volta fuori mi fermo di fronte a te e ti porto la sigaretta alla bocca, bocca che tu schiudi guardandomi negli occhi, e nel posarla fra le tue labbra le sfioro ...
... intenzionalmente, soffermandomici forse un attimo di troppo. A te piace, è evidente, non ti tiri indietro, anzi segui la mia mano quando la ritiro come se non potessi farne a meno. Cammino piano nella fresca notte estiva, verso casa mia, tu non fai domande ma mi segui docile, sai bene cosa voglio e per te va bene, lo vuoi anche tu. Ti guido fino alle scale di fronte al portone, poi mi fermo per avere una conferma da te, tu mi guardi un attimo e capisci, allora lasci la mia mano e sali le scale dandomi le spalle. È quello che volevo , non c'è bisogno di chiedere nulla. Ti cingo i fianchi con un braccio mentre apro il portone e entriamo in ascensore, premo per il quarto piano e non aspetto che le porte si chiudino, ti spingo contro la parete, imprigionata fra il mio corpo e il freddo acciaio, spavalda mentre alzi il mento per incontrare i miei occhi già ardenti di desiderio. Mi piego su di te, ti sfioro le labbra e ti bacio, un bacio passionale che trova subito risposta nella tua lingua che va a cercare la mia, nel tuo bacino che spingi a cercare il mio, nel tuo petto che si alza e si abbassa più velocemente. L'ascensore si ferma ma le nostre bocche non lo seguono, loro rimangono attaccate, ti sollevo di peso per entrare in casa, lasciando cadere a terra le chiavi nell'ingresso, senza pensarci, ti appoggio di nuovo contro il muro, eccitato, ti voglio e non sono sicuro che riuscirò ad aspettare ancora. Ti sento fremere sotto le mie mani, ti sento vibrare ad ogni mio tocco, ad ogni bacio umido ...