Onore al merito!
Data: 01/01/2019,
Categorie:
Etero
Autore: mastru_peppe
... restarci a lungo. Eravamo vicini al mare, lei guidava e io non mi curavo della direzione, e mentre dico "scusa ho caldo, levo la giacca" e cominciavo ad organizzare i miei pensieri, svolta con decisione nel parcheggio. Uno spiazzo che si affaccia sul mare e abbastanza frequentato. Un posto isolato, ma mica tanto, anzi proprio perchè abbastanza frequentato mi stavo dicendo vorrà solo stare un po insieme e poi mi davo fiducia dicendomi è ancora presto...la notte è ancora da venire. Non faccio in tempo a rimettermi in ordine e mentre calo un finestrino di un pelino in cerca di brezza marina, sento ta-taa-ta-tata-taaa. Erano i bottoni metallici, voltandomi verso di lei li vidi tutti slacciati, e lei uno spettacolo celestiale: tutta nera e slip bianco. Rimasi un attimo interdetto, giusto il tempo di sentirmi rivolgere la domanda: "mi sta bene il bianco?" e già mi stava davanti, in ginocchio tra le mie gambe e il cruscotto e con tutto quel ben di dio ad un palmo del mio naso. Bumm, ribalta il sedile, con una rapidido mi ritrovo sdraiato e le sue tette penzoloni coi capezzoli turgidi pronti a farsi baciare. Mi viene da ridere, mi sembrava la scena di un film anni 70. Ma lei nn rideva e i suoi occhi erano lucidi e vispi e penetranti. Mi ritrovai la sua lingua calda che battagliava con la mia. Il suo corpo era morbido e caldo. Non avrei mai immaginato che con tanta morbidezza il seno fosse pieno, così compatto. Mentre le mie mani esploravano il suo corpo, la sua lingua già si ...
... faceva strada su di me. Sbottonò la mia camicia lentamente, bottone dopo bottone con un su e giù della lingua tra torace e capezzoli e poi ancora lingua contro lingua. Mi sentivo un il principe coccolato da messalina. Poi inchiodandomi al sedile con una lingua infuocata che per poco non mi soffocava, sentì afferrare la cintura e con decisione slacciarla e sbottonate i miei jeans con precisione chirurgica come se il conoscesse da sempre. Appena un attimo si è ritratta indietro come per gustarsi la scena di me lì, sotto di lei, entrambi concentrati e in attesa delle mosse dell'altro. Guadò, come per gustarsi la scena seguendola con la sguardo la mano sua stessa mano che dolcemente e con decisione si infilò nei box mentre l'altra mano allargava l'apertura dei jeans e cercava di portarli verso il basso. La presa fu energica, lo coccolò e chiuse gli occhi sentivo e sentiva che si scappellava e cresceva e tenendolo in mano con un movimento di polso lo tirò fuori e cominciò ad ammirarlo, come se non volesse perdere un solo istante di quella preziosa visione, menandolo con tenerezza ma con colpi decisi lenti e poi veloci e meno veloci e poi roteando il polso e accogliendolo nel palmo della mano di lungo come un neonato. Il piccolo si sentì prigioniero e cominciò a crescere meno timidamente inturgidendosi a dovere come lei gli richiedeva. Poi non la vidi più. Ricordo la sua testa tra le mie mani, i suoi gemiti, il calore della sua bocca invadermi tutto, i suo capelli accarezzarmi. Fu un ...