Le ventiquattro sedie del diavolo.
Data: 02/01/2019,
Categorie:
pulp,
Autore: Tibet
Amava gli oggetti particolari. Magari strani. Magari con storia. Sua grande passione era circolare per i mercatini o per i negozi di antiquariato e lì spendere disinvoltamente tutte le proprie risorse e anche di più, salvo poi andare a chiedere aiuto al padre che ogni volta, seppur brontolando, sanava il rosso del suo bilancio. Quel giorno... Dicembre, nebbia e freddo a Venezia, ma lei girava di bancarella in bancarella senza sentirlo, era arrivata in Campo San Maurizio dalla stazione di Santa Lucia. Amava Venezia, le sue calli, la sua atmosfera, il suo odore. Si fermava incuriosita davanti alle vetrine dei negozi, osservava gli oggetti e proseguiva. Davanti ad una vetrina si fermò più a lungo, esponeva degli oggetti davvero particolari. Era qualcosa che la interessava particolarmente. Oggetti che raffiguravano organi sessuali e altro del genere. Lingam, falli simbolici in pietra e in legno. Statuette con gli organi riproduttivi in evidenza. Tondeggianti figure femminili raffiguranti la fecondità. Rappresentazioni di improbabili amplessi fra donne, uomini e ogni forma di vita animale. Presa da improvvisa decisione aprì la porta ed entrò nel negozio. La porta azionò una suoneria a carillon e apparve quello che doveva essere il proprietario. Sui cinquanta... piuttosto di più che meno, con i capelli lunghi sul collo, dava l'impressione di una voluta trascuratezza con la sua giacca lisa di fustagno e pantaloni stazzonati. La domanda... su cosa cercasse di preciso... La risposta ...
... di lei... che non lo sa, se può curiosare... Certo che si e mentre lei inizia a girovagare per il negozio lui la segue sollecito, pronto a spiegare, ad illustrare i vari e molteplici oggetti che suscitano il suo interesse. Davanti ad un pene in terracotta molto realistico, una grossa verga scappellata e con un grosso scroto, gliene illustra la provenienza. Le dice che fa parte della collezione di oggetti erotici trovati a Pompei, collezione che è stata mantenuta riservata per lunghissimo tempo per l'ipocrisia della società. Le dice che è un oggetto votivo. Che il pene, simbolo augurale, era raffigurato in moltissimi oggetti di casa. E che le case erano affrescate da scene di amplessi molto espliciti. Le dice che il sesso è vita. Da sempre. Lei... senza accorgersene passa la mano sul fallo di Pompei. Lo accarezza, è presa dalla particolare atmosfera del negozio e del suo proprietario. La sua voce la stordisce. Sente una strana fragranza aleggiare, si sente diventare morbida, si... morbida e leggera. Ora la voce dell'uomo dietro lei è bassa, calda. Lei gira leggermente la testa per poterlo sentire. Le parla di peni votivi lunghi oltre un metro, dell'uso che ne facevano le donne di Pompei. Del culto del "fallo", di come a Pompei il sesso fosse fortemente presente nella vita di tutti i giorni, di come... peni di tutte le forme e dimensioni e nelle varie fasi di eccitazione fossero oggetti scaramantici e usati come amuleti. Peni che ornavano bracciali, gioielli, oggetti, ambienti ...