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La storia di Anna (cap. VI)
Data: 14/01/2019, Categorie: pissing, Autore: Pensionato
... risposta, “potrebbe assistere anche dal vero, perché a me non dispiace affatto”. “No, lui per la sua privacy, preferisce così, ma tu mi hai favorevolmente sorpreso e ritengo che sei pronta per il prossimo step. Ricordi il regalo che ti avevo promesso? Domani sera l'avrai.” Seguitammo nei nostri giochetti con una nuova inondazione di sperma: chissà se il babbo ci guardava? La sera successiva all'ora di cena Giovi si presentò accompagnato da una bellissima ragazza più alta di me, con una minigonna che poco nascondeva delle sue lunghe e tornite gambe ed una camicetta che conteneva a stento due seni quinta misura (chirurgo?). Giovi percepì subito la mia muta domanda e mi disse che era una sua allieva molto disinibita che si prestava al nostro gioco in cambio di un occhio di riguardo al prossimo esame di statistica. Il babbo di Giovi non le toglieva gli occhi da dosso e poco prima della fine della cena, con una scusa, ci lasciò, immaginai per prendere posto nel suo punto di osservazione. Passammo in salotto dove dopo le solite banalità come ad un cenno di un invisibile direttore di orchestra Sandra, questo era il nome della ragazza, si legò i capelli dietro la nuca liberando un lungo collo bianco. Ma come potrai immaginare non era quello il luogo dove avremmo dovuto esibirci e quindi Giovi la prese per mano e la condusse nella nostra camera mentre io li seguivo e rimasi favorevolmente impressionata dal suo ancheggiare. Giunti in camera Sandra si sedette sul bordo del letto e dopo ...
... essersi guardata intorno mi invitò a prendere posto accanto lei. Capii che il primo passo era il nostro, Giovi si accomodò su una seggiola attento a non coprire la visuale dello specchio ed io mi avvicinai. Non ero mai stata con una donna, ma delle mie amiche mi avevano detto che era un'esperienza da provare. Mi sedetti vicino a lei che, intanto, dalla sua capiente borsa aveva estratto un enorme fallo di gomma: anche di quello non avevo mai fatto uso. Incominciò con lo sfilarmi la maglietta, mentre con la lingua cercava la mia bocca: profumava di buono e mi abbandonai volentieri alla esplorazione della mia bocca; mi fece alzare e mi sfilò la gonna lasciandomi in reggiseno e slip; a quel punto presi anch'io l'iniziativa: le sbottonai la camicetta e le liberai i due magnifici seni da quello strumento di tortura che era il reggiseno (erano del tutto naturali, non vi erano segni di interventi chirurgici); le feci cadere in terra la mini e con la mano andai a cercare in mezzo alle gambe la sua virtù (?) che risultò impregnata dei suoi umori. Scostai il triangolino di stoffa e le introdussi nella figa il medio e l'indice che ritrassi bagnati e che leccai subito avidamente per assaporare il suo sapore e se quella ragazza mi era subito piaciuta adesso mi piaceva anche di più. Fu lei a riprendermi la mano e a condurla verso la figa: si tolse le mutandine e mi sussurrò all'orecchio: “per favore tutta la mano dentro” si posizionò a favorire questa operazione (fisting) ed io un dito alla ...