La cascina del piacere
Data: 24/01/2019,
Categorie:
Etero
Autore: FREEALL
... difficoltà, Ruggero mi chiese se avessi potuto accompagnarlo per un servizio, come lo chiamò lui, in un posto a pochi chilometri di distanza, e se me la fossi sentita di riportare indietro la macchina. Motivò la richiesta, dicendomi che era sua intenzione ritornarsene a cavallo, per sgroppare un po' l'animale, mentre la macchina sarebbe servita al babbo, un'ora più tardi, per recarsi a un appuntamento a Firenze. Gli confermai che non ci sarebbero stati problemi.
Così, rassicurato per la mia disponibilità, chiese allo stalliere di mettere sul trailer anche una sella, buttò in macchina una teca ricolma di carte e partimmo, con misurata lentezza, per non impaurire il cavallo nel suo trasporto.
Strada facendo, mi chiarì che aveva promesso a una sua amica, grande appassionata di cavalli, di fare montare la sua cavalla dallo stallone, elencandomi tutte le caratteristiche e la genealogia del quadrupede che stavamo trasportando. Appassionato dai suoi discorsi, che mi aprivano a un mondo sconosciuto, una volta che ebbe terminato, gli chiesi: “E come si chiama il posto in cui siamo diretti?” desideroso di conoscere il nome della località dalla quale, ricordandomi la strada, sarei dovuto tornare. “Andiamo alla Cascina delle Amazzoni!” mi rispose, in tono scherzoso. Poi, vista la mia curiosità di sapere di che posto si trattasse, mi spiegò che era una bella cascina, dalle parti di Fiesole, dimora di una ragazza che gestisce un piccolo maneggio. Insistetti, stuzzicato dall'epiteto ...
... della cascina: “E com'è la ragazza?”. “Oh, l'è una bella topa!” mi rispose nel colorito idioma toscano, specificando che l'appellativo affibbiato alla cascina non dipendeva tanto dal fatto che alla ragazza piacessero i cavalli, ma dalla circostanza che, come le Amazzoni, sembrava disprezzare il genere maschile. “Ah, ho capito!“ risposi, appagato dalla precisazione, mentre lui insisteva, raccontandomi di quanti ci avessero provato e di come si fossero dovuti arrendere, specie dopo l'arrivo di quella che sembrava essere la nuova compagna della ragazza. Replicai: “Insomma, niente da fare?”. Mi rispose tra il serio e il faceto: “Gli uomini si fanno un sacco di fantasie sulle lesbiche: molti s'illudono che si possa far capire loro quello che perdono e qualcuno, addirittura, sogna di potersi inserire, prima o poi, nei loro giochi a due. E invece, dammi retta, non ce n'è per nessuno! Neanche per quelli che si sarebbero accontentati di stare a guardare. Di maschi, proprio non ne voglio sentir parlare!” e per rafforzare la sua tesi, continuò, elencandomi una serie di episodi di cui era a conoscenza.
Stava finendo di raccontare quando, dopo aver imboccato una corta stradina sterrata, ci fermammo davanti a una cascina deliziosa, immersa nel verde scuro degli olivi e adornata da un pergolato di glicini in fiore. Fermata la macchina, Ruggero si raccomandò con insistenza di lasciare alla cascina, prima di partire, i fogli con il certificato veterinario dello stallone.
Appena scesi, ci ...