1. Iniziazione - 1


    Data: 27/01/2019, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad

    ... l’ingresso per accogliere mia sorella con un bacio.
    
    ***
    
    Il giorno successivo ero di nuovo solo, quando sentii suonare il telefono. Risposi, era Roberto:
    
    “Senti, - mi fece – ieri ho chiesto un libro a tua sorella, ma poi me lo sono scordato
    
    lì.
    
    Io non posso muovermi, ti dispiacerebbe portarmelo?”
    
    “Va bene.”, dissi e, così in pantaloncini com’ero, presi la bici e feci una corsa a casa sua.
    
    Quando arrivai, grondavo sudore da tutte le parti. Suonai al citofono, mi aprì, salii le scale e trovai socchiusa la porta del suo appartamento.
    
    “Roberto?”, chiesi, entrando.
    
    “Vieni, vieni…”, mi rispose lui dall’interno e subito dopo me lo vidi venire incontro sorridente, con addosso solo un minuscolo paio di slip celesti.
    
    Mi sentii un poco imbarazzato, perché non ero abituato a questo tipo di intimità, trovarmi con una persona in mutande, voglio dire.
    
    “Scusami, - fece lui, indovinando il mio stato d’animo – ma oggi fa un caldo terrificante. Bravo, che mi hai portato il libro, sei stato davvero carino. Ma sei tutto sudato, vieni che ti offro una coca. O devi scappare?”
    
    “N…no”, balbettai, fissando le sue gambe snelle, il suo torace ampio e soprattutto lo slippino, rigonfio sul davanti, dal cui elastico spuntava un ciuffo di peli che risaliva verso l’ombelico in una striscia sottile, per poi diffondersi su tutto il petto.
    
    Mi ritrovai con una lattina di coca ghiacciata in mano.
    
    “Ero in camera, - sentii che mi diceva – fa un po’ più fresco lì, vieni ...
    ... anche tu, che facciamo due chiacchiere.”
    
    Lo seguii imbambolato, con gli occhi fissi su quelle natiche carnose e sode, che gli slip
    
    coprivano a malapena. Roberto si sedette sulla sponda del letto a gambe larghe, si appoggiò all’indietro su un gomito e mi fece segno di sdraiarmi accanto a lui.
    
    Ubbidii e lui mi venne ancora più vicino. Sentivo il suo calore, l’odore strano del suo corpo sudato. Cominciammo a parlare e a poco a poco ripresi il controllo di me stesso, anche se continuavo ogni tanto a lanciargli occhiate incuriosite fra le gambe, all’involto morbido che racchiudeva il suo cazzo e che appariva qua e là come macchiato di sudore.
    
    Dopo un po’:
    
    “Ieri ci hanno interrotto, - disse lui, guardandomi negli occhi – e non abbiamo potuto finire i nostri discorsi. Di’, non ti sarai mica offeso per quello che ti ho detto, vero?”
    
    Non risposi. In realtà non avevo niente da dire, neanche ci pensavo più.
    
    “Ti capisco, - continuò lui, equivocando il mio silenzio – non è bello sentirsi dire che si è ancora ragazzi, che bisogna ancora crescere. Ma, vedi, anch’io ero come te alla tua età e mi incazzavo da matti, quando mi facevano discorsi del genere. Tu sei incazzato con me?”
    
    Mi sollevò il mento con due dita e mi guardò negli occhi con un tenero sorriso. Io scossi
    
    la testa.
    
    “Bene, sono contento. Tutte le cose devono avere il loro corso, Fabrizio: è importante che tu capisca questo. Vedi, io sono cresciuto e anche tu crescerai. Fra qualche anno sarai grande come ...
«1234...»