1. Metti una sera in treno


    Data: 28/01/2019, Categorie: Etero Dominazione / BDSM Sensazioni Autore: Black Prince, Fonte: RaccontiMilu

    Fare la pendolare non mi era mai pesato: anzi, quando risposi all'annuncio peril posto che ora occupo, ormai diversi anni fa, apprezzavo l'idea di esserelontana da casa, di dover prendere un treno sia il mattino che la sera epassare un'ora con i miei pensieri, la mia musica, i miei libri. Erano momentisolo miei, tutti miei, un mondo sospeso tra i doveri dell'ufficio e le beghefamiliari. Il lavoro non era noioso, e il menage a casa era sereno, senzaslanci, ma anche senza troppi disagi.Ma ultimamente quel treno stava diventandosempre più pesante, non era sufficiente a farmi distrarre dalle responsabilitàdel lavoro, che negli anni erano cresciute, e non bastava a farmi dimenticarela noia di una relazione sempre più stanca e banale.Quella sera, inoltre, avevo dovuto sistemare un piccolo casino che un miosottoposto aveva combinato. Niente di irreparabile, ma la mia voglia dichiudere la questione prima di lasciare l'ufficio mi aveva fatto perdere il miosolito treno per soli pochi minuti. Ero corsa in stazione, sperandonell'inaffidabilità di Trenitalia, pregando che quella sera il treno fosse inritardo di qualche minuto, sufficiente a salire in carrozza in tempo. Mal'efficienza dei capistazione mi remò contro, e mi vidi sfilare il mio solitotreno dalla banchina. Niente di grave, in effetti, avrei potuto prendere untreno successivo, cosa che però mi sarebbe costata un cambio in una stazioneintermedia, e quasi un'ora di ritardo. Tutto rimediabile, quindi, ma, non soperch&egrave, quel ...
    ... piccolo ritardo dovuto solo al mio senso del dovere mi fece andarein bestia. Non salutai, come ogni sera, il bigliettaio, che ho sempre credutomi facesse il filo, e mi sedetti ad aspettare il treno su una panchina, senzanemmeno accendere il mio inseparabile i-pod.Il treno arrivò, stavolta con qualche minuto di ritardo, mannaggia, e trovaiquasi subito un posto a sedere in una carrozza semivuota. Anzi, e la cosa miavrebbe dovuto mettere di miglior umore, mi sedetti nel posto singolo vicinoalla porta, un posto che mi piaceva molto perch&egrave mi permetteva di essere sola,ma in posizione privilegiata per guardare gli altri passeggeri. Di solito mipiaceva scrutare gli occhi degli altri, alzando i miei dal libro o dallarivista che leggevo, per carpirne i pensieri, i desideri, intuirne leinclinazioni, le voglie, anche. Ma non quella sera, sarà stato perl'inconveniente che mi aveva fatto cambiare i programmi, o perch&egrave in effetti lacarrozza era semi vuota. Immersa nei miei pensieri, il suo "E' libero?" mi fecesobbalzare, non tanto per la voce decisa e profonda con cui me lo chiese, maperch&egrave mi era sembrato avvicinarsi troppo al mio orecchio per una domanda cosìsemplice: ne avevo quasi percepito il fiato sul lobo. "Certo...": che vocecretina e flebile che mi era uscita, mi sembrava di aver sentito una bambinache rispondesse ad una sgridata del papà. Lui si sedette quindi di fronte a me,senza degnarmi di uno sguardo, o almeno a me così parve.... O forse speravo nelprofondo ...
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