Parla con gli sconosciuti
Data: 01/02/2019,
Categorie:
Etero
Autore: senzaidentità
... aeroporto piovoso ed il proscenio è occupato da due attori che non fanno parte di me. Ciò che sto facendo veramente, lo vedo da fuori. E proprio come allora mi sembrava strano, così mi pare anomalo che il suo cazzo si sia svegliato così, in quell’attimo di contatto là dentro. E che il mio cuore abbia sobbalzato dietro l’impeto improvviso di un ricordo irrefrenabile. Il pene gli si è irrigidito, se possibile, ancora di più, ora che mi riempie la bocca di un sapore acre. Pungente. Lo so come si fa, ho imparato molto bene dicono. Sto muovendo la lingua attorno a questo coso di carne, sento le sue vene, una strada lunga come la mia storia... Ma non si muove. Sono io a scendere e salire, a suggere e rilasciare. Anche lui lo deve aver provato, il desiderio di insidiare qualcuno che non si conosce affatto e quando ha sentito il languore delle mie idee, nei miei bruschi movimenti forse si è inizialmente infastidito ma poi ha intuito che avrebbe potuto trovare rimedio nella bocca o nella vagina di una femmina che con ogni probabilità non rivedrà. È incollato al mio corpo... Ne sono contenuta come una foto in una cornice. Lui è contenuto in me, negativo che si sviluppa. Lo sento, dolcemente, lungamente. Gli avvolgo l'orecchio con la bocca, il lobo. La mia saliva gli perfora il timpano. L'amore è sordo. Chiudo gli occhi. Amplesso cieco. Non è questo il posto per fare grandi evoluzioni ma mi vedo altrove, con lui. Dentro una doccia e quest'acqua di pioggia sempre più fitta ci infradicia ...
... fino al midollo, mi ci immergo. Nel vapore di una fantasia che mi riporta in un letto e lo avverto, alle mie spalle, che spinge e prende il solco tra le natiche che il freddo non mi fa più viola. Devo pigliarlo dai fianchi per venire ma sono così larghi e le mie dita così gelate che quasi non riescono a stringerlo. Artiglio, mi aggrappo alla giacca. Sento brividi generarsi elettrici dal muscolo poco sopra il mio ginocchio, risalirmi le gambe, pizzicarmi la schiena. Un'onda di godimento mi s'infonde nell'inguine, si alza, mare mosso. Si riabbassa, batte sulla spiaggia renosa della sua cute ruvida, lo bagna. Lo tengo più stretto, guido le sue mosse per farlo sfregare contro l'allargamento spalancato del mio inguine. È il solito, ovvio, scontato, stremante su è giù ma scioglie la caramella rosa e gonfia della mia clitoride. Stanca e consunta. Mi si accorcia il fiato, il suo si allunga, il mio ombelico si contrae ed il tepore che emette venendomi dentro mi porta rossore ed emozione completa sulle guance. È caldo ora, la fantasia sbiadita, la mia coscia intirizzita. Sarà scomodo, duecentoventi minuti del tempo che goccia a quattromila metri d'altezza senza potermi lavare. Mi scoleranno tra le cosce i nostri liquidi. È acqua, è dolce. Corrode i monti come la spuma salata di frontemare gli scogli. Corriamo nuovamente lungo il corridoio illuminato, fanno eco i nostri passi. I passeggeri prioritari sono in fila ma la coda ormai è rada, tocca a noi. Ognuno per la sua strada. Ma così è ...