Luciana, la vicina quarantenne [4, in tutti i sensi]
Data: 08/10/2017,
Categorie:
scambio di coppia
Autore: Foreignpress, Fonte: EroticiRacconti
Li guardavo conversare amabilmente col bicchiere di Coca Cola fredda in mano, sia lui che lei, mentre Camilla si teneva un po’ defilata, e lanciava sguardi verso gli angoli del nostro appartamento che le sembravano più curiosi: una piccola mensola piena di libri non nostri, un cestino con la frutta finta poggiato su un tappeto di dépliant su residence e città. Io ero in terrazza, intento ad apparecchiare la tavola per la cena. Dalla mia prospettiva potevo percepire, anche senz’audio, un feeling composto e pieno di fascinazione: a Luciana quell’uomo doveva piacere, glielo leggevo nello sguardo e nelle labbra sempre schiuse, mentre lui parlava: più volte gli aveva lanciato sguardi fugaci verso i pantaloni di lino, o sulla camicia azzurra che teneva aperta fino a metà petto. Lui, dal canto suo, evitava di guardarle il seno, pure abbastanza scoperto, ma si concedeva carezze approfondite sulla pancia, con la scusa della sua professione. A Camilla non interessava molto né la loro chimica né ciò che dicevano. Sfilava, alternando, un piede alla volta dalle sue piccole infradito e lo stendeva all’indietro, come per far prendere aria alla pianta. Aveva un vestitino nero molto corto ma per niente volgare che le metteva in risalto una cosa che quella mattina, giù in caffetteria, non avevo notato: un culo potente, sodo, ampio e con glutei nettamente separati fra loro. Immaginai di perdermici dentro col viso, e di leccare avidamente come dal centro di un frutto maturo. Chissà che odore ...
... aveva, dentro quelle mutande. Io e Luciana non avevamo fatto sesso per tutto il giorno. Quella mattina lei si era svegliata con la mia sborra sui piedi e la visuale di me col cazzo mezzo dritto e sgocciolante che alludevo a una colazione. Mi riferivo allo sperma che le avevo schizzato tra smalto e lenzuola, ma anche ai vari generi alimentari che avevo sottratto, in gran numero e senza vergogna, al bar dove avevo conosciuto, e invitato, Camilla e il Dottore per quella sera stessa, al tramonto. Quando gliel’avevo detto («Stasera viene a cena una coppia, sono molto belli, dicono che ci hanno visto ieri sera in terrazza») Luciana aveva sorriso in modo strano, chiaramente eccitato, e mi aveva guardato senza parlare per un minuto buono. Mi stava dicendo, senza dirlo, Li scoperemo?, e io stavo rispondendo di sì, di tenerci pronti. Avevamo mangiato leggero, dormito ancora e passato gran parte del pomeriggio a lavarci minuziosamente. Soprattutto lei. Quando dalla porta aperta del bagno la vidi in piedi nella vasca che, a gambe lievemente divaricate, si passava una mano dalla fica al naso ripetutamente, le chiesi che stesse facendo. Mi rispose che da quando era incinta il suo odore le pareva più forte, e la cosa la imbarazzava. «A me piace, il tuo odore». «Non è di te che mi preoccupo». Per rassicurarla mi avvicinai e le chiesi di allargare ancora un po’ le gambe. Mi chinai e respirai forte a un millimetro dalle sue grandi labbra, la punta del naso a farsi spazio tra i peli. «Sai di ...