1. Le mutandine di mia nipote Anna


    Data: 09/02/2019, Categorie: Feticismo Autore: Isabella91, Fonte: EroticiRacconti

    ... il coperchio e il mio sguardo viene catturato da tre mutandine. Una nera, una rossa natalizia e un perizoma bianco. Sento l’erezione montare impetuosa. E le ho solo guardate. “Basta, devi richiudere”, cerco di impormi. Non ce la faccio. Con un dito pesco quei tre pezzi di stoffa, il cazzo teso da far quasi male. Ho una disperata voglia di farmi una sega. Apro le mutandine, le osservo, famelico. Quella nera racchiude una pennellata bianca, la sorpresa che cercavo. La strofino, è ancora un po’ umida. Finalmente la porto al naso. Affondo le narici in quell'odore paradisiaco. Sa di figa, ed è così intenso da essere fresco. Con quella rossa non sono altrettanto fortunato, ma voglio tenermi il pezzo forte per ultimo. Mentre continuo ad annusare mi massaggio il cazzo con movimenti lunghi. So che potrei venire in un secondo. Mi avvicino al cesso, alzo la tavoletta, e da in piedi continuo a segarmi, cercando di contenere i sussulti. È arrivato il momento. Prendo il perizoma e lo faccio pigramente scorrere sull'asta, godendomi ogni brivido. Poi giro sulle dita il filetto di stoffa e lo sniffo forte. Voglio sentire l’odore del culo di Anna. Immagino il suo buchetto umido dove scompare quel lembo. È pungente, è buonissimo. Schizzo nella tazza con una potenza assoluta. Barcollo per l’intensità dell’orgasmo. Era da troppo che non venivo così. Quando mi ricompongo mi rendo conto di aver perso il tempo, in preda all'estasi. Chissà da quanto mi staranno aspettando, di sotto. Quella maniaca ...
    ... del controllo di mia sorella si sarà senz'altro accorta della mia assenza. Dirò di non essermi sentito bene. Mi pulisco in fretta, mi lavo le mani e ripongo le mutandine nel cestone, con attenzione. Esco di corsa, mi blocco. Anna è davanti alla porta del bagno. “Anna”, balbetto. “E così sei un cosa, un feticista? Quella roba dei piedi, delle calze, e anche delle mutande vedo”, mi dice, guardandomi fissa negli occhi. È totalmente inespressiva. Non so cosa dire. Sono mortificato, colto in fallo, mi sento cedere le gambe. La mia perversione è intima e privata, non l’ho mai condivisa con nessuno. “Ho sentito dei rumori strani mentre stavo salendo in camera. Ti ho spiato dal buco della serratura, sì. E ho visto cos'hai fatto con la mia biancheria usata. Che schifo”. Ecco, è come sua madre, stronza, bigotta e giudicante. Del resto, la mela non cade tanto lontano dall'albero. “Almeno con le donne scopi?”, mi chiede a bruciapelo. Quel termine uscito dalla sua bocca mi dà uno scossone. Ora non mi sento più umiliato, sono incazzato, colto nel vivo. “Certo che scopo, stupida ragazzina”. Ride, con scherno. Guarda fugacemente la porta della sua camera. Continuo a non capire il suo gioco. “Senti, mi fai vedere?”, mi chiede. “Che cosa?”, rispondo a voce più alta, un tono sopraffatto dal nervosismo. “Perché ti piace quella roba”. Sorride, da stronza. Resto impalato, incredulo. “Dai”. Mi prende per un braccio e mi conduce in camera sua. “Anna la finisci per favore?”. Mi sento una marionetta, un ...