SecreTary
Data: 20/02/2019,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Vanj B.
... Amsterdam in compagnia di un “agente” sui quarant’anni con un fisico palestrato e un modo di fare direi molto militaresco, anche se cordiale, me lo presenta Diego il giorno prima e al mattino alle sei viene a prendermi sotto casa con un taxi e via verso l’aeroporto. Quando arriviamo lì, un’auto c’attende e ci porta presso un’ambasciata di uno stato africano; in pratica non faccio nulla “lui sapeva parlare perfettamente in inglese forse anche meglio di me”, solo strette di mano e saluti convenevoli. Ci fermiamo pranzo “ma loro dicono colazione” e alle tre del pomeriggio ripartiamo; dormo nel mio letto e al mattino seguente sono di nuovo in ufficio. Seguono altri “Turchia, Marocco, Cipro, Messico” di qualche giorno, anche con “agenti” diversi e abbiamo sempre a che fare con personalità di governi o ambasciate. In uno di questi, ho viaggiato su di un aereo privato addirittura con uno dei nostri ministri e tutto il suo staff con il quale, però, non ho avuto nulla a che fare a parte una stretta di mano. Oramai, nonostante sei sempre immersa nel lusso, a contatto con persone importanti e ben retribuita, anche questo stava diventando un lavoro di routine; fino a quest’ultimo, dal quale sono tornata ieri, che, invece!.. Andiamo a Dubai, accompagno Walter, lo stesso agente con ui sono andata ad Amsterdam. Uno dei migliori alberghi che abbia mai visto, al suo interno casinò, piscine, palestre, bar, discoteca e un sacco di negozi. Siccome è un paese musulmano, Walter mi raccomanda ...
... di non uscire dall’albergo da sola altrimenti dovrei indossare il “velo” e comunque le donne in giro per le strade non sono ben viste. Esco dalla mia camera solo quando viene a prendermi, verso le quattro del pomeriggio, per andare all’incontro che abbiamo in quello stesso albergo con dei veri sceicchi. Appena la porta dell’ascensore si apre “non ricordo il piano”, di fronte a noi due guardie con abbigliamento tipico arabo, senza dire nulla aprono una porta e ci fanno il gesto di entrare. Una tipica sala riunioni non molto grande con un tavolo ovale al centro tutto lavorato ad intaglio e quattro uomini all’apparenza vestiti uguali con il tipico abito arabo con turbante. I saluti convenevoli poi ci s’accomoda ed iniziano a parlare; io prendo appunti e, anche se parliamo in inglese, a volte si dice qualche frase in arabo che traduco per Walter. Discutono non di una vendita ma di uno scambio di materiali “non posso dire altro” tra delle nostre aziende “con l’appoggio del governo” e i loro califfati. Il tono è cordiale e sereno e, a volte, scappa anche qualche battuta spiritosa; ad un certo punto s’allontanano da noi e s’aggregano parlando fra loro, poi, senza motivo apparente interrompono la trattativa rinviandola al giorno dopo. Torno in camera e, dopo circa un’ora suona il cellulare e Walter mi comunica che siamo stati invitati per la cena in uno degli appartamenti degli ultimi piani dello stesso albergo dove risiede uno di questi sceicchi. Mi vesto elegantemente cercando di ...