1. Le parole di Giulia


    Data: 23/02/2019, Categorie: Etero Autore: Browserfast, Fonte: RaccontiMilu

    ... caffè? A che punto è con i suoi studi?La vidi sorpresa. Entrammo in un bar, mi parlò della relazione che stava completando per il suo esame estivo. Mi sembrò molto emozionata. Io guardavo spesso, di sfuggita, il suo décolleté. In realtà ero imbarazzato anche io: avrei voluto metterla a suo agio, ma non ci riuscivo. Forse perché non avevo nemmeno voglia di imbarcarmi in una conversazione.- A lei dispiacerebbe darle un�occhiata? Se sono troppo rompiscatole lo dica, mica mi offendo - terminò la frase ridendo.Era simpatica.Ma, anche in questo caso, mettermi a leggere le banalità di una studentessa era l�ultima cosa che mi passava per la mente.- Certamente, me la mandi per mail, le farò sapere senz�altro.Cercai nella giacca un biglietto da visita quando lei mi anticipò:- Senta io abito proprio nella traversa qui accanto, non salirebbe? Gliene potrei dare una copia.Erano più o meno le undici, non avevo idea di dove avrei passato il resto della giornata. Di leggere quella roba non mi andava proprio, di tuffarmi in un mondo di studenti tantomeno. Mi sentivo un po� incastrato.Quindi, inspiegabilmente, dissi di sì.- Venga con me, parcheggio la moto sotto casa sua.Le offrii il casco di riserva e la feci salire. Il vestitino si alzò mostrando una coscia che, sotto sforzo, sembrava dotata di una muscolatura sportiva.Non doveva avere una grande pratica con le moto, la sentii aggrapparsi per un attimo alle mie spalle come se avesse timore di cadere. Io ebbi nuovamente paura per la mia ...
    ... medicazione. Quando si tolse il casco, percorsi un centinaio di metri, la scoprii sudata sulla fronte, con i capelli impiastricciati. Come se il tragitto l�avesse terrorizzata.Salimmo in casa. Andò in cucina a posare la sua borsa della spesa. Io poggiai il mio sacchetto sul tavolo del salone. Era una casa piccola: un ingresso, una cucina adiacente e, immaginavo, in fondo al piccolo corridoio il bagno e la sua stanza. Tuttavia, visto il quartiere, il papà le aveva fatto sicuramente un bel regalo.- La casa è tua vero?- Sì. Oddio, di mio padre. Come l'ha capito?- Mi sono buttato a indovinare.Non era vero. Lo si vedeva dall'arredamento, che non era certo quello di una casa messa su per essere affittata a una studentessa.Giulia mi era accanto, potevo sentire il suo sudore insieme al fresco del suo deodorante. Lo sguardo mi finì ancora una volta nella sua scollatura, ma fu un attimo. Non poteva avermi visto. Puntai gli occhi verso di lei, mi guardava con la testa leggermente reclinata sulla destra. Dall'alto in basso, con l'espressione di un gatto.- Sei molto giovane - le dissi.- Ho venticinque anni.- Io il doppio.- Mi arrapi lo stesso.Si gettò verso di me spingendomi sul divano, caddi sulla pelle dei cuscini. Mi fissò mentre si alzava la gonna del vestito e si sfilava gli slip, ero immobilizzato dalla sorpresa, e probabilmente dovevo avere l'espressione di un deficiente.Cosa cazzo stava succedendo?Salì in ginocchio sul divano, a cavalcioni sopra di me, abbassando lo sguardo per ...