L'amico nero di mio figlio p.4
Data: 03/03/2019,
Categorie:
Tradimenti
Autore: maialazzo
... mai avrei pensato di farlo scientemente, in modo programmato e organizzato. Il cuore iniziava a salirmi in gola. Quando arrivai davanti alla porta di casa del nonno, puntualissima, le gambe mi tremavano, non avevo più saliva, e il perizoma era già bagnato per l'attesa. Suonai e sentii un "avanti!" svogliato, la porta era aperta. Jerome era seduto sul divano su cui mi ero seduta anch'io solo la settimana precedente; calzoncini larghi da basket e petto nudo. I suoi pettorali neri e perfetti ed il fisico che solo un adolescente può avere. Sorridendo mi disse: "Vieni avanti Monica, sapevo che saresti venuta." Quando fui ad un paio di passi da lui mi disse: "Fermati. Adesso spogliati". "Senti Jerome..." iniziai io, per dirgli di non trattarmi male di nuovo o me ne sarei andata, ma lui mi interruppe subito: "Se vuoi sentire il mio cazzo, fai come ti dico io, quando ti dico io, chiaro?" sottolineando il "chiaro?" senza urlare, ma con tono cattivo. Sapevo che aveva ragione: volevo il suo cazzo, ed avrei fatto a modo suo per averlo. Ero pronta a tutto, pensavo, ma non sapevo cosa mi attendeva...
Mi tolsi il vestito semplicemente lasciandomelo cadere ai piedi, restando in tacchi ed intimo davanti a lui seduto. "Mi sei sempre piaciuta Monica" disse lui iniziando a toccarsi il pacco: "Vai avanti". Mi sentivo molto in imbarazzo a spogliarmi davanti a quel ragazzino, anche se eravamo già stati intimi a modo nostro. Iniziai dal reggiseno, quando fu ora degli slip mi fece girare e me li ...
... fece a togliere piegandomi a novanta, in modo da mostrargli bene il culo e la figa. "Sei fradicia! Sei proprio una puttana." Non poteva non accorgersene a quel punto, i miei umori mi avevano rigato l'interno cosce. Si alzò dicendomi: "Tieni le scarpe, ti serviranno" e mi accompagnò, tenendomi per un polso, in camera sua. Vogliosa com'ero, appena vidi il letto mi ci misi a carponi sopra offrendogli il mio culetto in bella mostra, ma lui mi disse: "Girati a pancia in su, voglio guardarti in faccia la prima volta che lo sentirai dentro" e così dicendo si tolse i pantaloncini, liberando quel maestoso cazzo nero che era il perfetto sunto di quel fisico statuario ma un po' acerbo e che tanto volevo. Si posizionò fra le mie gambe, mi allargò le cosce al massimo e mi appoggiò la cappella alla figa. "Mettitelo dentro da sola" mi ordinò. Così lo impugnai, ricevendone subito un brivido gratificante e lo guidai dentro di me. Già solo l'inserimento della cappella, tanto atteso negli ultimi giorni, e bramato spasmodicamente negli ultimi minuti, mi fece partire un piccolo orgasmo, che non sfuggì a Jerome: "Sei proprio una splendida troia" mi apostrofò, iniziando a spingere per entrare di più. Mi dilatava in modo mai provato prima, mi riempiva ogni angolo, della figa e della testa, arrivò ad appoggiarsi alla cervice, era tutto dentro, ma io tenevo ancora la mano avvolta alla sua base. Mi aveva riempito completamente, ma ne restava ancora una mano fuori! Lo estrasse tutto e lo rimise di nuovo, ...