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Una settimana, solo una settimana (Martedì)
Data: 14/03/2019, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Amore&Psiche
... uscire, verso le dieci posso offrirle una birra al bar. Magari chiacchierare con qualcuno la rilasserà un po’. Niente di più, un oretta poi io devo andare a dormine. Sa per noi cameriere la giornata comincia presto. Se vuole mi trova la. Buona serata. E si allontana lasciandomi spiazzato senza parole. E adesso? Come se non avessi già abbastanza casini in testa. Torno in camera. Sono passate da poco le nove, sono seduto in poltrona col telecomando in mano, la tv accesa. Ma non la sto guardando. La mia testa è altrove. Monica. Protagonista di un film di cui io sono solo spettatore, e lei gode appieno di tante attenzioni, donne uomini, tutti concentrati sul farla godere. Di quando in quando mi guarda, gli occhi carichi di piacere, la bocca spalancata in attesa di un cazzo. Uno dei tanti cazzi che la penetrano, la profanano con tanto piacere. In fica e in culo. E’ assurdo, non ha mai accettato l’idea anche solo di guardarlo un cazzo che non sia il mio, non ha mai voluto che le toccassi l’ano durante i nostri amplessi, anche leccarle la figa è diventato un fatto sempre più raro. Vorrei partecipare anch’io, anch’io vorrei provare il suo stretto pertugio, vorrei anch’io spingerle il cazzo in gola fino a riempirla col mio seme. Ma è un sogno, eccitante, bello, ma solo un sogno… da cui mi risveglio. Guardo l‘orologio, sono quasi le dieci, fuori l’aria è preda dell’euforia tipica delle calde serate estive in riviera. Luci, voci, suoni e luci e voci. La vita. Procede. Incurante. Se ...
... ne frega delle paure, delle preoccupazioni dei singoli. La vita è vita. E va avanti. Non si ferma ad aspettare. Nessuno. Non so che fare. Cammino per la stanza. Il cazzo gonfio dell’eccitazione del sogno. Ho paura. Apro la porta e imbocco il corridoio. Lei è la, appoggiata al bancone sta parlando con una signora. Mi vede. Mi sorride. La raggiungo… silenzio imbarazzato. Non so perché sono li, perché ho deciso di raggiungerla. Saluta educatamente la signora e mi guarda… -venga, sediamoci a un tavolino, va bene una birra? -si – la seguo come un cagnolino senza riuscire a prendere alcuna iniziativa. La mente vuota, o forse troppo piena di confusione. Sono… “niente”. -non ha un vestito normale da indossare quando non lavora? – domanda da perfetto idiota, quasi offensiva. Ottimo modo per rompere il ghiaccio. Coglione! -perché? Non le piace il mio vestito? – mi chiede quasi dispiaciuta -no affatto – cerco di rimediare -è perfetto, solo che quando la vedo indossa sempre abiti bellissimi ma anche estremamente sexy. Pensavo che fuori dall’orario di lavoro preferisse qualcosa di più comodo, casual. -beh certo, quando sono a casa da sola non serve un vestito così. -serve? Perché questa parola “serve”? non mi sembra necessario… -perché lei pensa come vuole il mondo. Provi a liberarsi da tutti i condizionamenti che siamo costretti a subire. Provi a ragionare in termini di “bello” e “piacere” dato e ricevuto. Se la gente si convincesse che il “bello” il “piacere” possono salvare il mondo ...